Non so se mai qualcuno ha già in precedenza avviato una qualche forma di auto riflessione su una simile piattaforma che ospita notizie, opinioni e resoconti di tutta la gamma di espressione umana possibile e immaginabile, in grado di attirare l’attenzione di un pubblico addomesticato ormai da anni alle regole della società dello spettacolo. Ma viene spontaneo soffermarsi a riflettere ogni tanto, visto che chi scrive è anch’egli parte integrante di questo moloch autogenerantesi dell’informazione. Su Blasting News puoi leggere di tutto, dalle anticipazioni sull’ultima popolarissima telenovela, ai pettegolezzi sui divi dello spettacolo, allo sport, alla salute, fino alle notizie e alle riflessioni su questioni importanti riguardanti la politica internazionale.

Certo, qualcuno con la spocchia dell’intellettuale potrebbe obiettare che si concede un po’ troppo alla mania del rotocalco e del nazional-popolare e che i titoli strizzano un po’ troppo l’occhio al click baiting, ma è indubbio che Blasting News sia un gigantesco specchio della società contemporanea e che ne incarni pregi e difetti. Chi meglio di una simile piattaforma riflette i gusti, le attitudini, gli interessi e le passioni di un popolo che si sottrae, a volte con irritazione, a categorie di comodo e a gerarchie del sapere codificate ad etichette del bob ton borghese. Persino il gusto del gioco a premi insito nel meccanismo pubblicitario fa parte, in una visione metanarrativa, di questo meccanismo.

Blasting News adotta un meccanismo meritocratico nella promozione delle notizie, alieno da qualsiasi favoritismo: più sei cliccato, più incontri i favori del pubblico, più guadagni. Niente da dire, potere al giudizio popolare, democrazia senza categorizzazioni, né gerarchie precostituite, né intenti pedagogici. Una sorta di agorà dove attraverso i fatti, le notizie gridate e sbandierate, si compone il ritratto della società attuale.

Non è compito di una piattaforma giornalistica cambiare il mondo sebbene le opinioni che vi vengono riportate possano influenzare il cambiamento stesso. Questo è e possiamo solo sperare che i gusti e le preferenze di chi scrive, di questo popolo di narratori, si avvicini sempre di più al modello d’informazione che abbiamo in mente. Perché questo accada, dobbiamo essere parte di questo fenomeno, senza ritegno, né fisime da aristocratico