Vincenzo De Luca, candidato a governatore della Campania per il Partito Democratico, non sarà nella lista degli "impresentabili" che verrà resa pubblica dalla commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, anche lei esponente del Partito Democratico. Ma ciò non perché De Luca non abbia una condanna a suo carico. Il candidato governatore del Pd, infatti, è stato condannato a gennaio per abuso d'ufficio a un anno di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici nel processo per la realizzazione del termovalorizzatore di Salerno.

Al reo, in questo caso, i giudici hanno applicato l'istituto della sospensione della pena, che nulla toglie alla condanna.

Il punto è che la commissione parlamentare Antimafia non ha inserito l'abuso d'ufficio tra i reati che determinano la dichiarazione di "impresentabilità". Ciò non toglie che, qualora domenica gli elettori campani dovessero eleggere alla carica di governatore Vincenzo De Luca, per via della legge Severino, lo stesso sarebbe sospeso dalla carica non appena proclamato eletto, gettando la Campania in un caos istituzionale. Da questo punto di vista, alcuni commentatori azzardano che il governo, presieduto da Matteo Renzi, che del Pd è segretario nazionale, cercherebbe di temporeggiare nell'applicare la sospensione giusto il tempo di consentire a De Luca di nominare un vicepresidente che ne faccia le veci, alimentando un immaginabile vespaio di polemiche.

Con questo scenario alle sue spalle, la dichiarazione di Matteo Renzi sull'assenza di soggetti "impresentabili" nelle liste del Pd appare semplicemente ancorata ad una definizione di "impresentabilità" convenuta ma opinabile.

Nessuna dichiarazione su questa vicenda da parte della presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, oggetto in queste ore del pressing mediatico delle opposizioni, che a vario titolo, attraverso le dichiarazioni di Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia), Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Luigi Di Maio (Movimento 5 Stelle) chiedono che la Bindi dica cosa ne pensa.

A dire cosa ne pensa è invece il Financial Times, che senza peli sulla lingua afferma che il caso De Luca è la dimostrazione di tutti i limiti dell'attuale leader del Pd, incapace di allontanare a livello periferico personaggi sgradevoli dal Pd.