Toccherà a Virginia Raggi il ruolo di candidato sindaco di Roma per il Movimento 5 Stelle. Un nome popolare tra gli attivisti, un po’ meno per chi è lontano dalla cronaca politica capitolina. È stata la rete a promuovere il consigliere comunale uscente con 1764 voti. Non certo un campione rappresentativo dell’elettorato sul territorio ma quanto basta a farla prevalere su Marcello De Vito, candidato cinquestelle nel 2013. Si vanno così riempendo le caselle di tutti i partiti o presunti tali per il Campidoglio: una vera e propria battaglia che è già iniziata senza esclusione di colpi.

Virginia Raggi è una romana doc, laureata in legge e madre di un bimbo di sei anni.

La non scelta Di Battista

Il Movimento 5 Stelle, che già parte con i favori del pronostico, avrebbe vinto a mani basse se solo avesse candidato al Campidoglio Alessandro Di Battista. Sono i sondaggi ad aver certificato tale verità e con essi gli umori del popolo grillino. Lo statuto non consente però eccezioni e così è stato per il deputato romano, rimasto a fare da chioccia alla base romana cinquestelle. Una presenza a tratti ingombrante che però risulterà fondamentale in piena campagna elettorale. In tanti si sarebbero augurati un leader per Roma, quantomeno all’altezza di fronteggiare una situazione disastrosa in Comune.

Basti pensare al debito accumulato dalle amministrazioni precedenti che sfiora i 15 miliardi. Su questo punto la Raggi ha dimostrato di avere le idee chiare: “Con noi al governo della città, i debiti prodotti dai partiti li pagheranno i partiti”.

Il dossier a orologeria

Fatto il candidato si è soliti scavare nel suo passato - professionale e personale - alla ricerca di ombre che ne minino la credibilità istituzionale.

È toccato così a Virginia Raggi accusata di aver collaborato come avvocato con lo studio Sammarco, che ha assistito Previti e Mediaset nella denuncia alla Rai per Raiot. “Stanno facendo tutto per screditarmi - ha attaccato il candidato sindaco cinquestelle - e così, dopo Mafia Capitale, eccone un’altra”. “I miei colleghi avvocati - ha aggiunto - sono molto contenti di poter lavorare finalmente a qualcosa di leggero e facile”.

Se questo è il preludio alla vera campagna elettorale, è ben intuibile il clima di tensione che aleggia nell’ambiente romano. Anche per questo Di Battista sta esercitando il ruolo di guardia svizzera per la Raggi, perché le insidie e le trappole lungo il cammino sono pronte a scattare.

Ambra e Boncompagni

Chi può dirsi già pronto al ring del Campidoglio è Matteo Orfini. Il presidente del PD va giù duro contro il meccanismo delle Comunarie: “Votano, ammesso che i numeri siano quelli, quattro gatti e si decide che a vincere sia una collaboratrice dei difensori di Previti”. “Dato che non è un caso - ha rincarato la dose - si sceglie per la campagna elettorale uno slogan fascisteggiante (Roma ai Romani ndr), così da non lasciare dubbi a che tipo di elettorato si vuole arrivare”.

Orfini chiama in causa la presenza fissa di Di Battista. “Solo che il tutor - ha spiegato - a sua volta è tutorato dal grande capo e non sa che dire se non lo sente tipo Ambra con Boncompagni”. A tutto ciò Orfini contrappone Giachetti: “Preferiamo continuare sulla nostra strada, riconoscere i problemi e affrontarli. Stare tra le persone in carne e ossa, andare dove è più difficile”.