Il virus di Ebolacostituisce al momento la più grande emergenza sanitaria mondialedai tempi dell'Aids. Questa affermazione appartiene all'OMS(organizzazione mondiale della sanità) che in questo modo ne misurala dimensione su scala globale. Sono tanti gli interrogativi cheosservatori comuni e specialisti della materia si pongono circa lanascita e l'evoluzione di un fenomeno che ha già prodotto migliaiadi vittime, con le aziende farmaceutiche che lottano contro il tempoper la produzione del vaccino.

La trasmissione

Ilmodo attraverso il quale si diffonde ilvirus di Ebolaè in molti casi analogo a quello dell'Aids, con le dovute eccezionidel caso.

Anche qui il sangue gioca un ruolo principale nellatrasmissione del morbo letale, a cui seguono i contatti con tutti iliquidi infetti di natura biologica quali le feci, le urine, losperma e il sudore. É la microbiologa Maria Rita Gismondo, laresponsabile del Laboratorio di microbiologia dell'ospedale Sacco diMilano intervistata da Adnkronos, ad illustrare i metodi di contagio.

Le origini diEbola

Ilnome che fu dato a questo virus deriva dal luogo in cui fu scopertonel 1976 per la prima volta. Il focolaio che si sviluppò in Africatrova le sue origini alla foce del fiume analogo che si trova nellaRepubblica Democratica del Congo. Questa infezione virale da alloraha prodotto un numero di vittime molto limitato, 300 circa, in ognicaso lontane anni luce dai numeri di oggi con la scoperta di duefocolai indipendenti sviluppatisi negli stati della Guinea e dellaSierra Leone.

La nuova epidemia

Unadifferenza sostanziale tra Aids e virus di Ebola è il periodo diincubazione e sviluppo fino allo stadio terminale. Mentre con laprima occorrono anni affinché si possano vedere le prime cellulemalate, con questa nuova e più grave epidemia, rispetto a quella di40 anni fà, il tempo di evoluzione è molto più rapido. Poche settimanesono sufficienti dal contagio fino al decesso, permanendo rischianche nei casi di guarigione accertati, secondo quanto dichiaratodalla stessa microbiologa, per i due mesi successivi alle cure.

La profilassi inItalia

Unavolta manifestatisi i primi sintomi, simili a quelli di una banaleinfluenza, l'evidenza del virus si palesa con emorragie su tutto ilcorpo. In questa fase occorre agire con massima tempestività, ossiatra la febbre e la prima lesione. Siamo ancora in una fasesperimentale per ciò che riguarda le terapie, ma se si giocad'anticipo con un trattamento a base di idratazione ed eventualitrasfusioni, il rischio di diffusione ulteriore del morbo si abbattedrasticamente. Nel caso in cui si manifestino sintomi sospettioccorre procedere immediatamente al ricovero del paziente nei duecentri attrezzati in Italia:l'Istituto Spallanzani a Roma e l'ospedale Sacco a Milano.

La macchina dellaprevenzione italiana

Ilnostro Paese intensifica il contrasto all'epidemia mettendo in campouna task force interministeriale per fare fronte ad eventualirischi legati all'epidemia. E' stato stabilito di rafforzare unaazione in coordinamento con i ministeri della Difesa, Salute,Interni, Esteri e Trasporti in un vertice tenutosi a Palazzo Chigialla presenza del ministro Beatrice Lorenzin. I controlli nei puntidi transito in Italia,porti, aeroporti, ferrovie, sono stati rafforzati, così come anchela campagna di informazione tra i viaggiatori. Il ministro dellaSalute tiene a precisare che comunque il rischio contagio rimanebassissimo.