Solo 30-40 anni fa, quando si registrava un farmaco innovativo, poteva facilmente diventare un “blockbuster”, cioè con un mercato potenziale di vendita molto alto che, aggiornato ad oggi, vale almeno 1 milione di euro. Ma oggi i principali consumatori di farmaci sono i Paesi emergenti, gli stessi che non possono spendere molti soldi per curarsi con i farmaci innovativi. Allora intervengono i governi che non vogliono “riconoscere” alle aziende farmaceutiche il prezzo di mercato del farmaco e se lo producono “in proprio”, a prezzi stracciati. Ma dietro il prezzo di un farmaco c’è il costo della ricerca e questa è la voce più importante a comporre il prezzo finale.
Non riconoscerlo vuol dire bloccare la ricerca.
I costi della medicina di precisione
Con la decodifica del DNA si è potuto scoprire che molte malattie hanno origine genetica. Questo ha rappresentato un passaggio epocale nel campo farmaceutico. Prima bastava scoprire una molecola citotossica per proporla a qualunque paziente con tumore, ora si cerca di individuare la singola mutazione genetica per ogni tumore, in ogni paziente, per prescrivere il farmaco (più) efficace.
Questo, in termini di farmaco-economia, vuol dire che il ritorno dell’investimento è decisamente più rischioso. Da qui, un aumento vertiginoso del prezzo delle terapie cosiddette “personalizzate” e, per le aziende, margini più limitati ed esigenza di continui investimenti per poter resistere in un mercato globalizzato e competitivo.
L’epatite C e il caso indiano
E’ una grave infezione epatica causata da un virus (Hcv) che, solo in Italia è venuto in contatto con almeno 1,5 milioni di soggetti contagiandone circa 300 mila, di cui 50 mila sono in condizioni gravi. Di questi solo 14 mila sono in terapia con il sofosbuvir, un nuovo farmaco considerato salvavita, a causa del prezzo piuttosto elevato: la terapia costa 37 mila euro.
In India, i pazienti affetti dal virus dell’epatite C non possono sostenere i costi di questa terapia così Il governo ha deciso di non riconoscere all’azienda produttrice del farmaco la quota di prezzo relativa ai costi della ricerca, producendolo in proprio. Così il prezzo del farmaco è crollato a 700 euro per l’intera terapia.
I pazienti indiani ne hanno beneficiato e questo è un aspetto positivo ma la domanda è semplice: senza la ricerca si sarebbe mai arrivato allo sviluppo del sofosbuvir? Ma è altrettanta legittima un’altra domanda: è giusto che i cittadini di Paesi più poveri non possano beneficiare di terapie efficaci solo perché non hanno le risorse per poterli comprare?
La proposta di Veronesi
Il caso sofosbuvir è solo l’ultimo esempio: in India negli ultimi 10 anni il prezzo di alcuni farmaci contro l’HIV è passato da 10 mila a 100 dollari.Allora il Prof. Veronesi lancia una proposta: creare dei centri di ricerca europei no profit, finanziati con contributi pubblici degli Stati, per sviluppare nuovi farmaci.Questi nuovi farmaci sarebbero così disponibili a tutti a prezzi accessibili.