Dopo il decreto dei ministri Martina e Calenda per la sperimentazione, nei prossimi 2 anni, dell'etichetta sull'origine del grano, si è aperto uno spiraglio per i consumatori. anche contro il parere di Bruxelles il nostro governo ha dato una mano a chi da mesi chiede che sia visibile sulle confezioni di pasta la provenienza del grano duro.

Purtroppo la nostra pasta, famosa in tutto il globo, è costituita per il 60% da grano importato, soprattutto canadese, che risente del massiccio uso di erbicidi consentito all'estero. Dopo il decreto dei ministeri delle Politiche agricole e Sviluppo economico, il Fatto Alimentare ha inviato una missiva all'azienda Barilla, chiedendole di aggiungere, prima della scadenza dei 180 giorni, le informazioni richieste, per dare il buon esempio, così come l'azienda usa fare già da tempo per un solo tipo di prodotto, la pasta Voiello, di sua proprietà.

In questo modo si anticiperebbero gli obblighi di legge e i produttori di pasta riacquisterebbero credibilità. La stessa lettera è stata inviata ad’Aidepi, associazione a cui aderiscono i marchi più noti del settore. La lettera spiega come in passato sia già stata fatta la stessa richiesta, dal momento che le aziende produttrici di pasta avevano ammesso di dover usare una certa quantità di grano canadese, ma anche francese, australiano e ucraino, per la miglior riuscita della pasta. Ma dopo la diffusione delle notizie sugli effetti nocivi sull'organismo del glifosato, si è allargata a macchia d'olio una campagna contro il grano importato. Oggi i consumatori vogliono poter decidere quale tipo di pasta consumare a seconda del grano duro che viene utilizzato per produrla.

Meglio il nostro grano o quello miscelato?

Secondo Il Fatto alimentare, che appoggia la scelta del grano importato, la pasta risulta migliore con il frumento straniero proprio per alcune caratteristiche che lo differenziano dal nostro e le aziende opererebbero questa scelta per offrire un prodotto ottimo. Per cui la criminalizzazione del grano straniero sarebbe appannaggio delle lobby dei coltivatori italiani al fine di rimpiazzare le importazioni con il nostro grano.

Eppure esistono pastifici minori a produzione locale che utilizzano grano nostrano è presentano un prodotto finale ottimo e senza alcun difetto. Chi ha ragione? Per il momento accontentiamoci di aver vinto sulla trasparenza: qualche tempo fa una campagna simile ha indotto le grandi aziende alimentari a rivedere le ricette che contemplavano l'uso dell'olio di palma. I consumatori hanno tratto le loro conclusioni ed hanno boicottato i prodotti contenenti l'olio di palma determinando una rapida inversione di marcia di tutte le aziende.