Grazie ad una equipe di 25 chirurghi capitanati dal dottor Pietro Bagolan, direttore del Dipartimento di Neonatologia medica e chirurgica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, le due gemelline siamesi di 7 mesi Francine e Adrienne, arrivate dal Burundi, hanno potuto dormire in lettini separati per la prima volta nella loro vita. Infatti dopo un intervento durato circa 12 ore, i medici sono riusciti con successo a separare le due neonate che condividevano il midollo spinale e una parte dell'intestino ano-retto.
Si sono susseguite ben 4 equipe di specialisti per portare a termine la delicata operazione, ma alla fine per fortuna tutto è andato per il meglio, per la felicità della mamma che ha potuto riabbracciare le bambine.
Per il Bambin Gesù questa è stata la seconda separazione di gemelle a distanza di poche settimane dalla prima. Fino ad oggi, l'unico intervento di questo tipo risaliva agli Anni '80, un periodo in cui la tecnologia e i progressi della medicina rendevano molto più rischiose queste operazioni per la sopravvivenza dei pazienti.
Il percorso delle gemelline burundesi è stato messo in atto scrupolosamente dall'ospedale pediatrico della Santa Sede, impegnato da tempo in interventi di tipo umanitario: in questi ultimi anni, sono stati circa 100 i casi umanitari di cui si è occupato l'istituto sanitario "pro bono", ovvero con i costi totalmente a carico della struttura romana. Per organizzare l'intervento delle due bambine, è stato necessario seguire una fase di preparazione durata circa 3 mesi, ricorrendo all'odierna tecnologia scientifica e all'ausilio di stampe 3D, risonanze tridimensionali e TAC di ultima generazione.
Un bel regalo di Natale
La madre delle due bambine, in lacrime, ha espresso la sua felicità nei confronti dell'equipe medica, affermando: "Mi avete fatto il regalo di Natale". La donna avrà certamente tirato un bel sospiro di sollievo, poiché 3 mesi fa le era stato detto che, prima di procedere con l'intervento, sarebbe stato necessario evitare che le bimbe superassero i 9 mesi di vita, per evitare eventuali complicanze legate alla crescita dei rispettivi organi vitali come intestino e midollo spinale.
In sintesi, se non fossero state separate al più presto, non sarebbe stato più possibile intervenire, condannando le giovanissime pazienti ad un'esistenza decisamente più difficoltosa rispetto a quello che ora si prospetta dinanzi a loro.
Probabilmente, se si riuscisse ad avere una maggiore collaborazione tra l'attività caritatevole della Chiesa e il potere decisionale e gestionale della politica, forse casi come questo potrebbero diventare più frequenti, garantendo un aiuto a tante persone in difficoltà che si trovano in varie zone del mondo.