Che l'attività antropica degli ultimi secoli abbia profondamente mutato l'aspetto del nostro pianeta è cosa nota. Meno, forse, il fatto che le recenti variazioni del clima terrestre possano influire negativamente sugli ecosistemi dei fondali di mari e oceani provocando una sensibile riduzione della biodiversità tipica di questi habitat naturali, unita ad una riduzione del 5,2% delle biomasse viventi in queste zone.

Secondo un recente studio, in particolare, il riscaldamento degli oceani starebbe originando una diminuzione della quantità di nutrienti a disposizione degli animali che vivono sui fondali marini.

Il fenomeno

Perché questo? Il riscaldamento dell'acqua farebbe diminuire i micronutrienti che raggiungono la superficie del mare e permettono la crescita del fitoplancton che rappresenta la base della catena alimentare marina. Quest'ultima andrebbe conseguentemente ad impoverirsi e, quindi, a rilasciare minori quantità di resti animali e vegetali, sfavorendo così la vita delle profondità acquatiche.

I ricercatori calcolano che la riduzione del 5,2 % di queste biomasse viventi supera addirittura il peso di tutti gli esseri umani! A fare le maggiori spese di questo fenomeno potrebbero essere le barriere coralline che crescono nelle acque fredde. Queste andrebbero a perdere fino all'8% della loro biomassa.

Secondo questo studio, uno degli oceani maggiormente interessati da questo fenomeno sarebbe la parte nord-occidentale dell'Oceano Atlantico, dove la biomassa diminuirebbe fino al 38%. Tuttavia ci potrebbero essere anche zone degli oceani che registrerebbero un incremento delle biomasse. Tra questi i mari del sud e gli oceani artici delle regioni polari. Incrementi comunque non sufficienti a bilanciare le perdite degli altri oceani.