Non si placa l'ira degli animalisti italiani e non solo. La vicenda che ha tenuto banco in questa strana estate in Trentino è stata quella della povera Daniza, l'orsa del Trentino. Riepiloghiamo la triste storia. Daniza aveva 14 anni, madre di 2 cuccioli, uno dei soggetti del progetto europeo life ursus, varato dalla comunità europea per il ripopolamento dell'orso bruno sterminato sulle alpi trentine a cavallo tra l'800 ed il '900. Il progetto, si è portato in dote ben 4 milioni di euro, fonti vicine alla provincia dicono invece solo alcune centinaia di migliaia di euro, insomma sempre difficile stabilire la verità nella ridda dei comunicati.
La popolazione dei plantigradi si è moltiplicata nel tempo, fino ad arrivare ai nostri giorni con una settantina di esemplari, troppi dice qualcuno, normale dicono altri. Un giorno di questa strana estate, un abitante di Pinzolo, tal Maturi detto il Carnera, si reca per funghi e scorge l'orsa con i suoi cuccioli. Ciò che è successo è un mistero, le ricostruzioni si sono succedute nei giorni seguenti anche in contraddizione fra loro, scatta la denuncia del Maturi per l'aggressione da parte dell'orsa Daniza, aggressione che per fortuna si chiude con alcuni punti di sutura e tanto spavento. A questo punto da parte della provincia autonoma di Trento scatta la caccia all'orso, mentre le associazioni animaliste di tutta Italia e non solo, insorgono contro il provvedimento definito eccessivo, e proclamano una manifestazione a Pinzolo, luogo dell'aggressione, la cui veridicità è messa in dubbio da più parti sui social network.
Convergono una settantina di persone, per lo più donne e ragazzi, assaliti e ingiuriati da diversi abitanti del luogo, al punto che la polizia ha dovuto caricare i manifestanti su pullman per sottrarli all'ira dei Pinzolesi che, francamente, non hanno fatto una bella figura. La situazione da molti temuta si avvera: nel tentativo di catturarla, una dose forse eccessiva di sonnifero, uccide la povera Daniza, e rende i suoi due figli orfani e non ancora in grado di badare a se stessi, ma questo sembra non interessi a nessuno.
Si scatena il tam tam su Facebook, l'indignazione per una morte da molti annunciata è come una bomba per gli animalisti, migliaia di persone scrivono la loro tristezza per quanto accaduto, gli scambi di insulti sui social con i pinzolesi e trentini in genere, non si contano più. La realtà è che il Trentino, regione turistica che vive di immagine, subisce un brutto colpo, e scatta da parte degli animalisti l'invito a boicottare la provincia ed i suoi prodotti.
Gli animalisti non mollano, ogni settimana una manifestazione, le ultime a Trento, in quanto il prefetto non rilascia il il permesso di effettuarle a Pinzolo. La promessa dei militanti animalisti, è quella di bloccare le piste da sci, nella stagione invernale.
Da più parti chiedono le dimissioni dell assessore Dalla Piccola, e del presidente Rossi, che pur rappresentando il Patt, movimento autonomista trentino, si rivolge al governo per districare una situazione per lui oramai di difficile soluzione. Intanto la mobilitazione dei militanti e delle associazioni di tutela animale è per salvare i due cuccioli prima dell'inverno, ricordiamo che diverse celebrità hanno preso posizione per una soluzione per i piccoli, da Licia Colò a Bruno Vespa e l'onorevole Brambilla.
Questo concorre a tenere alta una tensione verso una storia tutt'altro che finita, e le iniziative non finiranno qui. La vita per i due cuccioli la cui unica colpa, è stata quella di trovarsi con la loro mamma nello stesso posto di un umano, è appesa alla volontà della politica.