La British Petroleum deve sborsare - oltre ai 4,5 miliardi di multa stabiliti nel 2012 - l'astronomica cifra di 18,7 miliardi di dollari come risarcimento per gli Stati ed enti pubblici colpiti dal disastroso impatto ambientale dell'incendio esploso, nel 2010, nei pressi della piattaforma Deepwater Horizon. È il verdetto giunto dopo 5 anni di dura battaglia legale: le coste in Alabama, Florida, Mississippi ed in particolar modo in Louisiana hanno subito devastanti ripercussioni per la immensa fuoriuscita di idrocarburi dal fondale marino. Il 20 aprile un'esplosione presso il pozzo Macondo, situato a 1500 metri di profondità nel Golfo del Messico, aveva innescato una combustione che portò al collasso dell'intera struttura petrolifera: la Deepwater Horizon affondò dopo 48 ore - attualmente il relitto giace inabissato.

Fu impossibile estinguere in breve tempo le fiamme e trarre in salvo le 11 vittime. Lo spargimento del petrolio greggio proseguì ininterrotto per 106 giorni - fino al 4 agosto - procurando il più grave disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti: la cosiddetta "marea nera". La falla fu sigillata il 19 settembre dalla British Petroleum, deviando il greggio in profondità e ostruendo il pozzo con un tappo di cemento.

L'entità del disastro

Quattro milioni di barili di greggio riversati in mare: secondo le stime, una quantità 15 volte maggiore rispetto al tragico episodio della petroliera Exxon Valdez, avvenuto in Alaska nel 1989. Drammatiche immagini avevano destato preoccupazione in tutto il globo.

Per la popolazione locale, sia nel breve che nel lungo termine, i danni alla salute sono e saranno dovuti alla contaminazione di sostanze chimiche utilizzate per disperdere l'enorme chiazza e dal catrame, disseminato lungo i litorali dalla Louisiana alla Florida. Compromessa la fauna marina: fra le specie direttamente contaminate, molte varietà di pesci, capodogli, tonni, delfini, tartarughe, squali e gamberi, oltre alle specie di uccelli migratori e non - alcune delle quali si trovavano già a rischio estinzione.

La marea nera aveva lambito anche il delicato ecosistema dei parchi nazionali e delle aree ornitologiche e ittiche protette del delta del Mississippi, abitate da pellicani, aironi e rondini di mare.

Il risarcimento

L'accordo è stato reso noto dal Dipartimento di giustizia statunitense: il pagamento di 18,7 miliardi sarà dilazionato nell'arco di diciotto anni.

Gran parte (oltre 7 miliardi) servirà a bonificare le risorse naturali danneggiate; la penale per l'inquinamento delle acque (170mila metri quadrati di mare) ammonta a cinque miliardi e mezzo di dollari. La restante cifra sarà destinata a ripagare i danni economici (turismo, industria ittica) rivendicati dagli Stati del Golfo ed alle agenzie governative. Per effetto della notizia, il titolo Bp è salito del 4% in Borsa.