Nella "Saga di Erik il Rosso", l'antico racconto nordico che narra le imprese dell'esploratore vichingo, si legge che egli chiamò la terra da lui scoperta Grönland (Groenlandia), "dicendo che la gente sarebbe stata più disposta ad insediarsi lì se avesse avuto un buon nome". Forse però non è lontano un futuro in cui vedremo in Groenlandia le distese di verde sognate dai vichinghi.

Lo studio pubblicato su Nature Climate Change

Un recente studio, pubblicato il 4 gennaio sulla rivista Nature Climate Change, dimostra che lo scioglimento della calotta di ghiaccio sta procedendo ad una velocità ben maggiore di quanto finora ipotizzato.

È già noto che il recente innalzamento della temperatura media dell'atmosfera, degli oceani e dei laghi del nostro pianeta sta riducendo velocemente l'estensione dei ghiacci in Groenlandia. Il fenomeno desta preoccupazione a livello globale, dato che la calotta di ghiaccio della Groenlandia contiene circa il 10% dell'acqua dolce del globo. Si stima che se l'intera coltre di ghiaccio della Groenlandia si sciogliesse, il livello dei mari si innalzerebbe di 7 metri. Tuttavia, l'esistenza di un meccanismo naturale, che limita la quantità di acqua che si riversa nel mare, ha ridotto finora l'impatto dello scioglimento dei ghiacciai. Questo meccanismo è dovuto alla presenza di uno spesso strato di "firn", ossia di ghiaccio poroso, praticamente uno strato di manto nevoso spugnoso situato sopra i veri e propri ghiacciai perenni.

Esso intrappola e immagazzina l'acqua prodotta dallo scioglimento dei ghiacci, che altrimenti scorrerebbe verso l'oceano. Lo strato di "firn" può essere spesso fino ad 80 metri, permettendo di immagazzinare circa il 40% dell'acqua prodotta dallo scioglimento dei ghiacci.

Le conseguenze del riscaldamento globale

I ricercatori hanno scoperto che il riscaldamento globale sta ora minando anche la capacità del "firn" di limitare gli effetti del cambiamento climatico.

Studi precedenti avevano concluso che la capacità di stoccaggio era in gran parte intatta. Ora lo studio ha rilevato che il firn è diventato più denso e meno poroso, e quindi anche molto meno assorbente. I ricercatori hanno scoperto che la maggiore quantità di acqua prodotta nelle recenti estati calde (in particolare 2010 e 2012) ha riempito i pori dello strato superficiale di firm.

Ghiacciandosi a sua volta, ha formato uno strato impenetrabile. Di conseguenza, l'acqua disciolta negli anni futuri non potrà essere più assorbita, ma fluirà liberamente verso l'oceano. Uno degli autori dello studio William Colgan (York University) spiega che il firn non si comporta più come una spugna senza fondo: "abbiamo scoperto che la capacità di stoccaggio del firn potrebbe terminare in tempi relativamente brevi."

Le conseguenze del cambiamento climatico in corso non sono ancora tutte ben comprese, come questo studio ci ricorda. "Fondamentalmente - afferma Horst Machguth, ricercatore dalla Geological Survey di Danimarca e Groenlandia - la nostra ricerca dimostra che il firn reagisce velocemente ai cambiamenti climatici".

La calotta di ghiaccio che copre oltre l'80% della Groenlandia esiste da circa mezzo milione di anni ed era certamente era ben presente 1000 anni fa quando sull’isola giunse Erik il Rosso. Ma potrebbe non avere un futuro lungo davanti a sé.