È stato messo a punto dal ministero dell’Ambiente il Piano per la gestione e la conservazione dellupoin Italia. Secondo il Piano, non sarebbe previsto ”l’abbattimento autorizzato a priori” ma verrebbe fissato un limite di soppressione fino al 5% dei lupo.Una ”soglia” secondo le dichiarazioni del ministro atte a garantire la sicurezza per la popolazione. Il ministero inoltre sottolinea che nel previsto Piano d’azione non si fa alcun riferimento all’abbattimento dicani lupoocanirandagi in nessuna area protetta, chiarimenti che non placano le polemiche degli animalisti che richiedono chenessun animale, lupo, cane o ibrido, possa essere trucidato per legge.

Allarme di tutte le associazioni perla difesa degli animali

Il ministero dell’Ambiente si appresta a varare il nuovo Piano di conservazione e gestione del lupoche, dopo 45 anni, potrà consentire l’abbattimenti dei lupi e secondo l’allarme lanciato dalle associazioni animaliste potrebbe rendere possibile anche la caccia e l’uccisione dei cani randagi. Il piano è stato predisposto per la gestione del lupo, ma che di fatto potrebbe sconfinare nella gestione del randagismo. Secondo le dichiarazioni della Lav, si tratta di azioni inaccettabili, sotto il profilo morale e scientifico, che riporta l’Italia indietro di mezzo secolo. Un triste ritorno al nostro passato, visto che nel recente documento in via di approvazione, si chiede la riapertura alla caccia dei lupi in risposta alle “tensioni sociali”.

Paradosso secondo le associazioni, ampiamente smentito dalle esperienze in altri Paesi europei, nei quali gli abbattimenti non fanno diminuire le predazioni.

Il mancato coinvolgimento delle associazioni in difesa degli animali

Le associazioni in difesa degli animali, lamentano l’assoluta mancanza di coinvolgimento in riferimento a modifiche così drastiche e invasive, sottoponendo al ministero dossier scientifici di esperti internazionali che illustrano tutte le molteplici ragioni per le quali l’abbattimento dei lupi è una violenza gratuita e inutile, da non consentire.

Infatti, secondo le documentazioni, non esisterebbero prove attendibili e precise sulla popolazione in Italia dei lupi e che il loro stato di conservazione sarebbe compromesso seriamente con l’attuazione del piano. Esperienza analoghe in altri paesi non hanno diminuito comportamenti predatori ma li avrebbero aggravati, inoltre il piano contro i lupi potrebbe avere effetti negativi sulle tensioni sociali e avallare atti di bracconaggio e di “giustizia privata”.