EnergyMed, la Mostra Convegno su Fonti rinnovabili ed Efficienza energetica nel Mediterraneo, durante la 9^ edizione, tenutasi a Napoli tra il 31 marzo e il 2 aprile, ha avuto modo di occuparsi anche del referendum denominato "delle trivelle". Il prossimo 17 aprile, i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimersi sul tema della ricerca e dell'estrazione di idrocarburi. In queste settimane, i sostenitori del "Sì" e del "No" stanno lanciando le proprie campagne informative, spiegando le rispettive motivazioni per cui si dovrebbe votare in un modo, piuttosto che in un altro.

Ricordiamo che votando "Sì" ci si schiera in favore della cancellazione della norma che dà, alle società petrolifere che hanno già concessioni e permessi, la possibilità di estrarre, senza alcun limite di tempo, il gas e il petrolio entro l'area consentita di 12 miglia dalle coste italiane. Viceversa, esprimendo la preferenza per il "No", ci si oppone all'annullamento della suddetta norma. In questi giorni, a EnergyMed, erano presenti il WWF e Legambiente che si sono mostrate unite nel sostenere la campagna per il "Sì".

Legambiente e WWF voteranno "Sì" al referendum: ecco perché

Le due associazioni ambientaliste hanno presenziato alla Mostra Convegno sulle rinnovabili tenutasi a Napoli, con due distinti stand.

Nonostante ciò, entrambe si sono dimostrate unite nella battaglia per chiedere, al referendum del 17 aprile, che si barri la casella del "Sì", per ottenere la cancellazione della norma su estrazione di gas e petrolio. Con volantini e attività d'informazione effettuate ai rispettivi spazi espositivi, sia il WWF che Legambiente hanno esposto le loro motivazioni.

Il WWF non può non pensare alla tutela degli animali. In particolar modo, parlando del referendum sulle trivelle, viene sottolineato come l'Italia sia tra le realtà più ricche di biodiversità marina in Europa. Nelle acque italiane vivono la foca monaca e la tartaruga marina, oltre a numerosi cetacei come il capodoglio, il balenottero comune e tante altre specie.

Inoltre, vengono ricordati i rischi e i danni legati al traffico di idrocarburi lungo il Mediterraneo. L'organizzazione animalista e ambientalista riporta che ogni anno vengono sversate tra 100 e 150mila tonnellate di idrocarburi e, in appena 22 anni, ci sono stati 27 incidenti navali che hanno portato il petrolio a riversarsi nelle acque marine. Ma "l'oro nero", secondo il WWF, rappresenta anche una minaccia per la pesca. Quest'ultima dà lavoro e sostentamento a circa 60mila persone. Infine, si sottolinea come si debba porre un termine alle trivellazioni in mare, per dare un'ulteriore spinta al ricorso alle fonti rinnovabili, puntando ad arrivare, entro il 2050, ad un pieno utilizzo di queste forme energetiche, mettendo da parte una volta per tutte i combustibili fossili.

Anche Legambiente si schiera dalla parte del "Sì". Attraverso i volantini distribuiti a EnergyMed, l'associazione ambientalista spiega le sue ragioni. Innanzitutto, si mette in evidenza che il petrolio rappresenta, ormai, una risorsa superata e che bisogna lavorare per accrescere il ricorso alle rinnovabili e all'efficienza energetica che, tra le altre cose, potrebbero dar vita a circa 800mila nuovi posti di lavoro. Inoltre, Legambiente informa che tutto "l'oro nero" disponibile attualmente nei fondali del mare italiano, basterebbe appena per 7 settimane, dunque è preferibile percorrere la strada della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Infine, anche Legambiente ricorda come sia importante garantire la tutela della biodiversità marina, della pesca e del turismo che rischierebbero di essere fortemente danneggiati da trivellazioni senza limiti di tempo.