Il “mostro” scoperto dall’agenzia spaziale degli Stati Uniti NASA attraverso il costante controllo del pianeta dai propri satelliti, misura 70 km di lunghezza, si trova in Antartide e non promette nulla di buono.
Si tratta di una enorme spaccatura che si è verificata nel continente antartico e che, stando ai dati in possesso, rivela una profondità di circa 500 metri; il fenomeno sta preoccupando seriamente tutti gli scienziati e potrebbe mettere in grave rischio tutta l’umanità.
Le foto aeree effettuate nel corso della missione IceBridge, un progetto della NASA nato 8 anni fa per monitorare i cambiamenti nel ghiaccio del polo e nel mare circostante, mostrano una crepa mai vista prima che, dal continente artico, tende a dirigersi verso il Sud America.
Il rischio è la formazione di un gigantesco iceberg
La zona monitorata è interessata da uno dei più gravi fenomeni di scioglimento ghiacciai di tutta l’Antartide e in particolare la spaccatura lunga 70 km rappresenta un enorme rischio a causa dei numerosi crepacci che da essa si diramano.
Una parte del ghiacciaio interessato si sta letteralmente svuotando e l’ampliarsi della rete dei profondi crepacci potrebbe creare il distacco di un’enorme massa di ghiaccio che a sua volta provocherebbe un preoccupante innalzamento del livello del mare a livello globale.
Le ragioni del fenomeno
Gli scienziati della NASA, che hanno scoperto la rilevante frattura circa un mese fa, affermano che il fenomeno potrebbe essere legato ai cambiamenti climatici che la Terra sta subendo per effetto del surriscaldamento globale.
Le acque, cambiando la temperatura e diventando più calde, avrebbero provocato lo scioglimento di porzioni di ghiacciai antichissimi, destinati in parte a staccarsi per diventare vere e proprie piattaforme galleggianti nell’oceano.
Secondo uno studio apparso sulla rivista Geophysical Research Letters sulla base dei dati forniti dalle misurazioni dell’Agenzia Spaziale Europea ESA, il ghiaccio Smith ha mostrato una riduzione di 2 km ogni anno a partire dal 1996, così come il ghiacciaio Kholer dal 2011.