I nostri nonni spesso usavano dire, relativamente a stragi e calamità naturali che avvenivano in altre parti d'Italia, che noi salentini eravamo nella 'pancia della vacca'. Un modo di dire, che poi in verità deriva da un proverbio potentino, che sta ad indicare una condizione di benessere, di tranquillità, in quanto la pancia della mucca è la zona più sicura del bovino stesso.

Ma le ultime calamità naturali avvenute in Italia e in Grecia, uragani e terremoti, ed una più attenta rilettura delle cronache storiche ci devono ricordare che la verità è un'altra e che di conseguenza dovremmo iniziare a pensare anche alla messa in sicurezza di edifici privati e pubblici e di costruzioni storiche di rilevanza architettonica.

Oltre naturalmente a progettare le nuove costruzioni con tutte le più avanzate norme di sicurezza statica.

Ma quali sono davvero i rischi del nostro territorio?

I terremoti nella storia del Salento...

Il rischio sismico è calcolato esclusivamente sulla probabilità che in una determinata zona ed in uno specifico intervallo di tempo si verifichi un sisma che superi una certa soglia di intensità. È facile comprendere come questa calcolo sia suscettibile di errore; si pensi ad esempio al Terremoto del 2012 in Emilia, zona fino ad allora non considerata sismica, ma che oggi sulle mappe è invece classificata con un alto rischio sismico.

Proprio la storia ci ricorda come il Salento abbia subito dei terremoti di grande intensità.

L'esempio più drammatico si verificò il 20 febbraio del 1743 nel mar Ionio, a una cinquantina di chilometri dalle coste di Otranto. Tre forti scosse, la più forte con magnitudo 6.9 si susseguirono e furono avvertite in tutto il Salento, fino a Francavilla. Il sisma provocò circa 180 morti, di cui 150 nella sola città di Nardò.

...e i relativi tsunami

Inoltre il conseguente tsunami interessò tutta la costa da Santa Maria di Leuca fino a Brindisi, dove le cronache parlano di un brusco abbassamento del mare proprio in quella data. Gli effetti del maremoto furono limitati perché sul litorale al tempo vivevano poche persone e perché comunque la costa in quei punti è per lunghi tratti alta e rocciosa.

Ma le cronache ci raccontano di almeno altri tre terremoti con intensità rilevante: poco dopo l'anno 1000 con magnitudo 5 ed epicentro Otranto; due scosse tra ottobre e novembre del 1974 nel mar Jonio a 40 km da Leuca e, il più recente, il 7 maggio 1983 al largo di Gallipoli con magnitudo 5.

Rischio tornado

L'altro pericolo, che secondo alcuni studi scientifici aumenterà considerevolmente nei prossimi decenni a causa dell'innalzamento delle temperature globali, è quello relativo ai tornado. Il Salento è sempre stata una regione a rischio, per via del frequente scontro tra correnti calde provenienti dall'Africa e correnti fredde che scendono dai balcani o dal centro Europa. Le cronache documentano numerosissimi tifoni con effetti spesso devastanti.

L'evento più (tristemente) famoso è sicuramente il tornado del 1897 che per ben 37 km seminò distruzione attraversando Sava, Oria e sfiorando Latiano. La città oritana vide andare distrutta buona parte del suo patrimonio architettonico.

E in questi ultimi anni l'attualità denuncia come i comuni del Salento, nei mesi di ottobre e novembre, debbano fare costantemente i conti con violentissimi nubifragi. Proprio per tutti questi rischi bisogna iniziare a combattere tutte quelle pratiche edilizie abusive o approssimative che mettono a repentaglio la vita delle persone, oltre che mettere in sicurezza tutti quegli edifici costruiti senza seguire alcuna norma di sicurezza. Non bisogna aspettare la distruzione per iniziare a ricostruire.