E' stata lanciata in Europa la petizione ufficiale che prevede una raccolta di 1.000.000 di firme al fine di vietare il glifosato nelle coltivazioni europee. Il discusso erbicida, usato comunemente in agricoltura, è presente in più di 750 formulazioni, tra cui il noto Roundup, ed è al centro di controversie perchè spesso dichiarato cancerogeno ma ancora utilizzato in tutto il mondo, specialmente in Sud America e negli Stati Uniti. La petizione mira ad ottenere una volta per tutte il bando del glifosato dalle aziende agricole in Europa e a rivedere le procedure con cui vengono stabiliti i limiti ai pesticidi.

Bisogna raccogliere almeno un milione di firme entro un anno dalla richiesta. Numerose associazioni ambientaliste europee hanno aderito alla campagna, tra cui Greenpeace, Health and Environnement Alliance, Pesticide Action Network Europe, Uplift, Wemos e We Move Europe. In Italia coordineranno la petizione Il Fatto Alimentare, Fai, Federbio, Il Test, Istituto Ramazzini, Legambiente e Slow Food,con iniziative tese ad informare i cittadini del pericolo grazie a manifestazioni nelle principali città europee.

Il glifosato

Il glifosato è un erbicida totale, cioè non selettivo, prodotto per anni dalla Monsanto Company. L'azienda, che recentemente si è fusa con la grande industria farmaceutica tedesca Bayer, è balzata agli onori delle cronache qualche tempo fa, quando la giornalista francese Marie-Monique Robin ha realizzato un reportage sulla multinazionale da cui è stato tratto un libro ed un documentario denuncia: "il mondo secondo Monsanto".

A causa delle sue dichiarazioni, che mettevano a nudo l'utilizzo di pesticidi e diserbanti dannosi per il genere umano, le è stato negato l'accesso negli USA. Fino ad ora la pericolosità dell'erbicida è stata solo presunta, anzi, il suo successo è dovuto al fatto che a lungo è stato ritenuto poco tossico perchè si degrada velocemente.

I ricercatori che ciclicamente hanno allertato la comunità scientifica per la sua pericolosità sono stati criticati e dichiarati inaffidabili dalla comunità scientifica, prendendo come pretesto l'inesattezza delle metodologie utilizzate per lo studio. L'IARC (International Agency for Research on Cancer) lo ha classificato come probabile cancerogeno per l'uomo, dimostrando che il glifosato induce danni genetici cellulari.

L'EFSA, la massima autorità europea per la sicurezza alimentare nel 2015 ha dichiarato che è improbabile che la sostanza in esame sia cancerogena per l'uomo. Un braccio di ferro che dura da anni, ma in una recente valutazione scientifica è stato chiesto ai parlamentari italiani di sottoporsi ad un test delle urine per vedere la concentrazione di glifosati: ebbene tutti avevano dei valori sopra la norma della sostanza chimica. Numerosi paesi nel mondo e in Europa lo hanno già messo al bando.