Sono trascorsi 24 anni dal momento in cui l'Amianto viene messo al bando in Italia vietandone la produzione, l'impiego e l'importazione nel nostro territorio. Il Testo Unico compare a regolamentazione della materia dallo scorso novembre 2016 e si prefigge l'obbiettivo di garantire tutela alle vittime dall'esposizione di amianto, stabilendo punti salienti che vanno dal ribadire l'obbligo di denunciare la presenza di cemento-amianto negli edifici, al patrocinio a carico dello Stato rivolto a vittime e ai familiari delle stesse. Ciò nonostante, nel febbraio 2015, Felice Casson e altri 8 senatori del PD presentano un atto di sindacato ispettivo rispettivamente al ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti e al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin attualmente al centro di accese polemiche per il suo decreto legge sull'obbligatorietà dei vaccini infantili.

L'interrogazione ai due ministri verte sull'importazione di amianto da parte dell' Italia; si chiede di far luce sui report indiani che attestano come il nostro Paese sia il primo importatore di fibre di amianto; dati consultabili perchè esposti dall'Indian Minerals Yearbook 2012 (disponibile la consultazione dell'anno in questione a partire però dall'anno 2014). Il report dichiara che fra il 2011 e il 2012 l'India fornì l'Italia 1.040 tonnellate di fibre in amianto per il costo complessivo di 26mila euro.

Ancora nell'interrogazione che richiama l'attenzione dei ministri Galletti e Lorenzin si fa riferimento ad un dato analogo, esposto questa volta dal '2013 Minerals Yearbook' pubblicato da US Geological Surveys ove son menzionati 342 manufatti contenenti amianto, importati dagli Stati Uniti.

Da tener presente che, secondo quanto sostenuto nella tematica dell'indagine stessa, le fibre e i manufatti di amianto trovano impiego maggiormente nel comparto edile italiano.

L'amianto sui banchi di scuola

Il coordinatore del Dipartimento Terapia e Cura del Mesotelioma, Professor Luciano Mutti, oncologo di fama inconfutabile, pur anticipando che non è sua intenzione creare allarmismi quando non giustificati, afferma specificatamente: 'È comunque chiaro che ogni esposizione (alle fibre di amianto-ndr) è teoricamente quella decisiva nell'indurre il processo neoplastico'.

In Italia, nel periodo antecedente al 1992 anno della messa la bando di questo materiale, si sono prodotti 3.748.550 tonnellate di amianto grezzo, registrando una produzione continua priva di diminuzioni sino al 1987. Purtroppo, parte degli istituti scolastici nel territorio italiano ancora registrano la presenza di cemento-amianto; ricorderemo tutti il caso del liceo Leonardo Da Vinci in Firenze, ove si ritenne sufficiente posizionare cartelloni all'entrata dei corridoi invitando gli studenti a camminarvi con prudenza e leggerezza per non sollevare le fibre di amianto poste sotto il pavimento.

I dati rilasciati dall'Ona (Osservatorio Nazionale Amianto) e dal Ministero della Salute e dell'Ambiente sono sconfortanti: 2.400 istituti scolastici sono contaminati dalla presenza di amianto; 400mila le persone a rischio ogni giorno per l'intera durata del periodo scolastico: 350mila gli studenti e ulteriori 50mila persone fra docenti e personale ATA o amministrativo.

Inoltre si contano ogni anno fra i 3 e i 4mila casi di malattie correlate all'esposizione di asbesto, fra questi 1.500 casi di mesotelioma pleurico.

L'inail stabilisce che il mesotelioma pleurico è all'8° posto delle cause di morti in Italia e, sebbene sia necessario un aggiornamento sul riconoscimento correlato ai luoghi di lavoro, ne stila una classificazione suddivisa in livelli ove ,nella lista di I livello a dicitura 'elevata probabilità riconducibile a causa lavorativa', compaiono asbetosi polmonare, placche e/o ispessimento pleurico, mesotelioma pericardico o peritoneale, tumore alla laringe e, purtroppo, la lista continua.

Lo scorso marzo 2017 nasce il progetto 'Asbesto 2.0' che punta alla mappatura, a mezzo utilizzo dei droni, in quei siti che presentino ancora manufatti in cemento-amianto.Si comincerà con Avellino, poi sarà la volta di Pisa, infine Alessandria. La speranza è che il protocollo sortisca l'effetto di interventi mirati di sensibilizzazione della popolazione in materia di esposizione alle fibre di amianto, perché con l'amianto non si può scendere a patti.