La Francia ha annunciato di avviare il suo piano d'azione per mettere fine al nucleare sul suolo nazionale. La notizia è stata comunicata sabato 28 ottobre dal Ministro dell'ecologia francese Nicolas Hulot, attraverso un articolo pubblicato sul quotidiano Le Monde. Il ministro, e in generale il governo dello Stato transalpino, è consapevole che l'energia nucleare può essere pericolosa per il proprio Paese e anche per quelli confinanti.
Tutti i pericoli del nucleare in casa
È importante conoscere quali possono essere le conseguenze dell'applicazione del nucleare:
- elevata pericolosità dei materiali di scarto della lavorazione (scorie nucleari) per uomo e ambiente, nel caso in cui non venissero smaltiti correttamente;
- rischio di un malfunzionamento o disastro nella centrale nucleare stessa, portando così alla dispersione di radiazioni nell'ambiente. Come accadde a Chernobyl nel 1986, porterebbe gravi malattie e mutamenti genetici, anche per le future generazioni;
- alti costi di costruzione e manutenzione delle centrali, in parte a carico dello stato e quindi sulle tasse dei cittadini.
Partendo da questi punti, Hulot ha portato avanti un rigido piano energetico contro-nucleare.
Il progetto prevede la diminuzione del peso percentuale dell’atomo all'interno del mix elettrico. Oggi la percentuale è al 75% e il piano prevede una riduzione fino al 50% entro il 2025.
"Verrà chiuso un certo numero di reattori nucleari, ma preciserò i tempi e il numero al momento della programmazione pluriennale del 2018″. Il Ministro si esprime così sull'argomento, senza anticipare cifre o tempistiche. Questo perché durante l'estate aveva annunciato la volontà di chiudere 17 centrali tra tutte le 58 sul territorio. Ora si è reso conto che la sua ambizione era ancora troppo prematura per i tempi, perciò ha deciso di ridimensionare le aspettative.
Tutti i contrasti che comporta
Questa dichiarazione ha portato una netta spaccatura tra gli animi del popolo francese.
Da una parte, ambientalisti e parte dei cittadini appoggiano la scelta, specialmente in favore della pulita energia rinnovabile. È chiaro a molti che la decisione comporterebbe un'imponente crescita del green in breve tempo, dovendo coprire un'elevata richiesta energetica.
Sull'altro versante, lavoratori e imprenditori contestano sia l'impatto negativo che l'economia francese risentirebbe e sia la perdita di molti posti di lavoro. Si stima infatti che siano circa 220 mila le persone impiegate in questo campo. Da quale parte dovrebbe pendere l'ago della ragione: verso la salvaguardia dell'ambiente o verso il posto di lavoro?