Il tema dei cambiamenti climatici è finalmente diventato di estrema attualità ed importanza negli ultimi anni. Nonostante gli Stati del mondo siano già in ritardo nell'iniziare ad occuparsene ora, è già un inizio importante. Tanti e diversificati sono gli studi che mettono al centro le cause dei cambiamenti climatici e che cercano di capire cosa è possibile fare per limitare il più possibile i suoi effetti.
Lo studio più recente, del 5 luglio, effettuato da Moody's Analytics, ha dimostrato che i cambiamenti climatici da qui al 2100 ci costeranno 69.000 miliardi di dollari, se il riscaldamento arriverà alla soglia di due gradi centigradi, cioè il limite per arginare i suoi effetti più terribili. Altrimenti, se il riscaldamento arriverà alla soglia di 1,5 gradi il costo sarà di 54.000 miliardi di dollari. Il dossier inoltre, evidenziando i danni che comporterà alla salute umana, prevede che l'aumento delle temperature "danneggerà la salute e la produttività dei lavoratori", mentre eventi meteorologici estremi più frequenti "colpiranno maggiormente infrastrutture e proprietà fondamentali".
In merito Mark Zandi, Il capo economista di Moody's Analytics, ha spiegato che con questo studio è la prima volta che si cercano di individuare le " possibili conseguenze macroeconomiche" del cambiamento climatico. Delle possibili conseguenze ambientali infatti gli studiosi se ne sono già ampiamente occupati, ma mai dal punto di vista macroeconomico.
Lo studio del National Breakthrough Center for Climate Rehabilitation
Secondo uno studio pubblicato nel mese scorso dal National Breakthrough Center for Climate Rehabilitation di Melbourne, in Australia, se non verranno intraprese azioni serie entro il 2050 la società umana crollerà.
Nello specifico, quanto emerge dallo studio del centro australiano è una visione del mondo particolarmente disastrosa: la temperatura media globale continuerà a salire fino alla metà di questo secolo, di almeno tre/quattro gradi Celsius.
Questo causerà un eccessivo scioglimento dei ghiacciai, siccità catastrofiche, deforestazioni di molti boschi che a sua volta provocheranno temperature sempre più elevate, siccità e aumento del livello del mare. Un terzo del territorio mondiale si trasformerà in deserto e più di un miliardo di persone dovranno rifugiarsi nei paesi più ricchi alla ricerca di beni di prima necessità, come l'acqua e il cibo. Nasceranno quindi conflitti armati all'interno dei Paesi ma anche tra Stati con il rischio di una vera e propria guerra nucleare.
Lo studio del Research Centre dell’UE
Secondo un altro studio, pubblicato sempre nel mese scorso dal Research Centre dell'Unione Europea, l'8% del territorio europeo, cioè 14 milioni di ettari, a causa del cambiamento climatico è a rischio desertificazione.
Il territorio italiano a rischio è un quinto: questo sia a causa dei prolungati periodi di siccità dovuti ai cambiamenti climatici, che al progressivo consumo del suolo.
A seguito di questo studio europeo, Coldiretti ha pubblicato una nota per far sapere che a causa dei cambiamenti climatici in Italia non vivremo solo il fenomeno della desertificazione ma entro la fine del secolo assisteremo anche ad un aumento delle temperature tra i 3 ed i 6 gradi e a precipitazioni violente alternate a periodi di aridità che causeranno gravi danni all’agricoltura.