Gli Stati Uniti si ritirano definitivamente dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Donald Trump ne dà la conferma. Il Presidente USA lo ha annunciato alla conferenza sull’energia tenutasi ieri a Pittsburgh: gli Stati Uniti non faranno parte dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, il cui obiettivo è quello di indurre i 195 paesi che lo hanno adottato a limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC, evitando cambiamenti climatici. L'accordo sarebbe infatti, secondo il presidente, molto svantaggioso, in quanto, oltre a portare alla limitazione dell’emissione di gas a effetto serra, obbligherebbe la nazione anche a limitare l’uso di combustibili fossili, che hanno reso la nazione una superpotenza energetica.

"Non permetterò ad altri stati, come Cina ed India, di arricchirsi mentre gli USA subiscono le conseguenze di una accordo del genere."

Gli Usa sulla via per uscire dagli accordi di Parigi

Il processo per ritirare gli Stati Uniti dall’accordo avrà inizio il 4 novembre, ed esattamente un anno dopo, il giorno dopo le elezioni presidenziali del 2020, supponendo che Trump venga rieletto, il tutto sarà reso ufficiale.

Trump inoltre ha definito i piani di risanamento ambientale dell'ex presidente americano Barack Obama come una guerra all'energia americana e sta cercando di eliminare una serie di leggi sull'inquinamento per ridurre il costo della produzione di gas, petrolio e carbone. L’impegno di Trump nel tentare di far fiorire l’industria del carbone sembra però essere inutile: il prezzo del carbone non può competere con quello del gas o con quello delle energie rinnovabili, inoltre le imprese sono molto riluttanti a investire in impianti a carbone, specie adesso che, con il rischio dell’elezione di un nuovo presidente, la nazione potrebbe rientrare a far parte dell’accordo per i cambiamenti climatici.

Gli ambientalisti affermano che l’effetto più negativo delle scelte di Trump è probabilmente quello di allentare la pressione su paesi come il Brasile o l’Arabia Saudita, autorizzandoli ad agire di propria iniziativa. Obama per esempio, a parer loro, avrebbe agito rapidamente per far pressione sul presidente brasiliano Jair Bolsonaro affinché affrontasse gli incendi boschivi in Amazzonia.

Obama ha infatti concordato a Parigi che gli Stati Uniti dovrebbero assumere un ruolo guida in questa situazione, perché hanno contribuito molto più di qualsiasi altra nazione all’emissione di gas serra già presenti nell'atmosfera.

Cosa ne pensa l'America?

Molti stati, città o imprese hanno invece deciso di rimanere fedeli all’accordo di Parigi, qualunque cosa il Presidente decida o faccia, gli attivisti affermano che questi, guidati dalla California, rappresentano quasi il 70% del PIL americano e quasi il 65% della popolazione.

I suoi oppositori affermano inoltre che il presidente sta indebolendo la leadership globale degli Stati Uniti sull'economia pulita con tecnologie per aumentare l'energia eolica e solare, batterie avanzate e risparmio energetico. Neera Tanden, presidente del Center for American Progress, un'organizzazione di ricerca e difesa delle politiche pubbliche a Washington DC, ha detto: "Invece di far apparire la nazione come forte, questa azione indebolisce l'America sulla scena mondiale e cede la leadership sul cambiamento climatico a paesi come la Russia e la Cina."

Andrew Light, un ex funzionario del Dipartimento di Stato che ha aiutato a mediare l'accordo di Parigi, ha detto che questo ritiro renderà difficile per gli Stati Uniti essere parte di una conversazione globale. "Ci vorrà un po' di tempo per riprendersi da questo disastro della diplomazia americana" ha affermato.