Negli ultimi giorni a tenere banco sono le immagini delle fiamme che stanno colpendo l'Amazzonia. Tanti sono gli appelli e le polemiche legate all'incendio che ha scatenato l'inevitabile tam tam mediatico, con la classe politica chiamata in causa per alcune decisioni che riguardano il processo di deforestazione della giungla pluviale considerata come il vero polmone verde dell'intero pianeta. Nelle ultime ore a far notizia è infatti la denuncia dell'INPE, l'Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali del Brasile che ha sollevato più di un dubbio nei confronti delle metodiche adottate dal governo Bolsonaro.

Record di incendi nel 2019: la denuncia dello scienziato Galvão, poi licenziato

A preoccupare gli ambientalisti e gli organi competenti interessati alla delicata questione sono i dati raccolti dall'INPE. Come riportato da Repubblica, infatti, attraverso i satelliti dell'istituto è stato registrato un preoccupante aumento dell'83% dei roghi rispetto allo scorso anno in questo stesso periodo. Se nel 2018 gli incendi si fermarono a 40mila, infatti, fino ad ora si è già raggiunto quota 73mila e la situazione non sembra voler placarsi. Nel frattempo in Brasile a tenere banco è stato il licenziamento di Ricardo Galvão, scienziato al vertice dello stesso istituto che negli ultimi tempi ha monitorato la deforestazione amazzonica.

Il disboscamento, secondo Galvão, ha raggiunto livelli preoccupanti, tanto da spingere lo scienziato a denunciare pubblicamente i dati raccolti. Queste le sue parole riportate dall'AgONB: "Le autorità si arrabbiano sempre quando i dati dicono che le cose sono in un modo che loro non hanno voglia di capire, ma gli scienziati non possono restare in silenzio!

Dobbiamo esprimerci con forza. Non possiamo abbassare la guardia". Dichiarazioni che hanno provocato non poche ripercussioni, con Germania e Norvegia che avrebbero ridotto i contributi per il Fondo Amazzonia. Da qui la decisione del presidente Bolsonaro che ha deciso di rimuovere lo scienziato dal suo incarico, accusandolo di gravare in maniera negativa sulla reputazione del Paese diffondendo dati falsi.

L'Amazzonia brucia: conseguenze anche a San Paolo

Nel frattempo anche nel resto del Brasile la situazione non sembra tranquilla. Dopo i fatti degli ultimi giorni, infatti, anche la città di San Paolo è stata colpita da nubi di fumo ed acre odore di bruciato provenienti appunto dalla foresta amazzonica: l'oscurità piombata sulla città lunedì alle ore 16 e in pieno giorno, era dovuta agli incendi scoppiati a più di 2000 chilometri di distanza. Le polemiche, nel frattempo, non mancano: lo stesso presidente Bolsonaro ha accusato le ONG di aver appiccato fuochi per vendetta, distraendo l'attenzione dalla deforestazione. Le immagini della foresta amazzonica che brucia però sono sotto gli occhi di tutti: lo scorso mese sono stati addirittura più di 2000 i km quadrati di vegetazione andati distrutti. E i dati non possono che essere allarmanti.