La prossima edizione della Cop 28, la conferenza nella quale si discuterà di riscaldamento globale, vedrà al timone il sultano Ahmed Al-Jaber, amministratore dell'Abu Dhabi National Oil Corporation, una delle compagnie petrolifere più importanti al mondo.
La Cop 28 avrà sede a Dubai e partirà il prossimo 30 novembre per finire il 12 dicembre. Obiettivo della conferenza sarà quello di sollecitare Stati e aziende a ridurre le emissioni di CO2 e ad abbandonare progressivamente i combustibili fossili.
Chi è Ahmed Al-Jaber?
Amministratore delegato dell'Abu Dhabi National Oil Corporation, principale compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti, Ahmed Al-Jaber è considerato nel suo paese un riformatore.
Laureato in chimica in California e con un dottorato in economia nel Regno Unito e un master a Los Angeles, la sua vasta preparazione gli ha permesso di ricoprire ruoli importanti nel proprio paese. Infatti, oltre a essere direttore dell'ADNOC, è attualmente anche ministro dell'Industria.
Per quanto riguarda il tema green egli ha contribuito a fondare Masdar, una società di energia rinnovabile che gestisce tuttora. Ha avuto grande importanza nella sua carriera anche il progetto "Masdar City", una città negli Emirati Arabi Uniti basata su tecnologia ed ecologia.
Proteste degli ambientalisti
Lo svolgimento della Cop 28 proprio in un paese come gli Emirati Arabi Uniti ha inevitabilmente causato proteste da parte degli attivisti in difesa dell'Ambiente.
Il paese arabo è infatti al quarto posto per quanto riguarda l'inquinamento mondiale e vede la presenza di diverse lobby nel settore energetico.
Il leader del Climate Action Network Harjeet Singh si è espresso duramente contro la scelta di rendere Al-Jaber direttore della Cop 28 ritenendo tutto ciò un conflitto di interessi.
Anche Greenpeace è critica sulla nomina e si dice “profondamente allarmata per la nomina dell'amministratore delegato di una compagnia petrolifera alla guida dei prossimi negoziati globali sul clima”.
La difesa del sultano e degli Emirati Arabi Uniti
Dal canto suo Ahmed Al-Jaber ha garantito pragmatismo e realismo, sostenendo inoltre l'assoluta necessità di maggiori finanziamenti nella crescita sostenibile.
Secondo il governo degli Emirati Arabi Uniti inoltre non esisterebbe alcuna contraddizione alla scelta del sultano come guida della conferenza. Il paese arabo si è impegnato a garantire il proprio impegno per raggiungere la carbon neutrality prima del 2050.
Aisha Al-Sarihi, una ricercatrice dell'Università del Singapore nell'Istituto del Medio Oriente sostiene - ad esempio - che almeno fino al 2050 il pianeta necessiterà inevitabilmente dei combustibili fossili che dovrebbero arrivare principalmente dai paesi del Golfo nei quali il petrolio occupa una fetta fondamentale per l'economia.