La contrazione dei consumi di beni durevoli si fa sempre più marcata, andando a colpire settori strategici del Paese come quello dell’automobile. La crisi colpisce tutte le case automobilistiche ed in particolar modo Fiat e i marchi a lei associati, rappresentando, di converso, un grave problema sotto il profilo occupazionale ed economico in generale.

La generale diminuzione dei consumi colpisce un settore trainante dell’economia nazionale scaturente anche dalle strategie sbagliate dell’industria automobilistica italiana. Gli alibi ci sono e vengono rappresentati dal costante aumento dei costi di gestione dei veicoli, dai carburanti alle assicurazioni fino alle tasse sempre più alte per chi possiede un auto.

C’è però da riflettere sull’offerta messa in campo dalla Fiat in fatto di modelli di veicoli. Esempio: la Fiat è l’unica casa costruttrice che ha ancora in produzione una vettura offerta solo con tre porte (la Fiat 500) quando i clienti optano quasi sempre per l’auto a 4 o 5 porte per ragioni di comodità, perdendo in quel segmento potenziali clienti che scelgono di acquistare auto della concorrenza che offrono tale configurazione. La casa torinese non ha inoltre presenza nel segmento delle berline medie e grandi, settori che sempre nel passato erano presidiati sia da Fiat che da Lancia ed Alfa Romeo.

Le altre case automobilistiche, anche quelle che non hanno un passato di produttori di veicoli di tale taglia, presidiano il mercato con modelli di un certo successo.

La Fiat tolta la Lancia Thema (che non è altro che un vecchio modello Mercedes -  Chrysler con il frontale Lancia) non ha attualmente in produzione la cosiddetta “ammiraglia”. Non ha nel proprio carnet una berlina media come succede per il gruppo PSA o la Renault o l’Opel o la Ford, limitandosi alla Giulietta- Bravo – Delta, praticamente la stessa auto ma che è una media a due volumi e mezzo che non intacca minimamente la storica presenza sul mercato della VW Golf o della Ford Focus.

Non ha in dotazione un vero monovolume sia di media che di grande dimensione, un Suv laddove anche la Dacia controllata da Renault - Nissan spopola in Italia con vetture low cost. Non ha una sportiva  di livello medio se non il solito modello Chrysler riveduto e corretto (la Lancia Flavia). La sola riedizione della Panda che tra l’altro non è altro che un forte restyling della vecchia Panda, o la Cinquecento L che corregge l’errore della 500 con le sole tre porte, non potranno risollevare le sorti di Fiat nel vecchio continente.

Si dirà che in America la Chrysler va bene come la Fiat in Brasile ma per gli Stati Uniti parliamo di un marchio a se stante e per il Brasile i volumi di vendita vengono fatti da vecchi modelli Fiat. Se poi tutte le lacune di cui sopra si pensa che possano essere colmati da Maserati per l’ammiraglia, dalla Ferrari per le sportive e da Jeep per il Suv, bè allora la speranza di mantenere in Italia la produzione di veicoli è veramente vana.