Ha fatto velocemente il giro del mondo, scatenando immancabilmente un’emulazione planetaria sui vari social network da parte dialtri colleghi. Parliamo ovviamente del gesto del terzino destro brasiliano delBarcellona e della nazionale brasiliana Dani Alves di mangiare una bananalanciatagli in segno di razzismo nella gara della Liga spagnola disputata dalBarça contro il Villareal. Un gesto razzista che purtroppo si è visto su tanticampi, dei Paesi più disparati. Eppure, stando al quotidiano sportivo spagnoloAs, era tutto preparato.

Secondo il giornale iberico, Dani Alves e l’altro campionebrasiliano del Barcellona Neymar, stufi di ricevere insulti negli stadi hannocercato insieme ai curatori dell’immagine di quest’ultimo una forma creativaper rispondere agli insulti razzisti nei loro confronti e di quelli di altricalciatori.

Dopo la gara fra Barcellona ed Espanyol Neymar è stato oggetto dicori razzisti. Da qui sarebbe nata l’idea di fare “un’azione che valga più dimille parole”, come spiega il pubblicitario Guga Ketzer, socio dell’agenziaLoducca che ha coordinato le operazioni di marketing in Brasile dopo l’episodiodi domenica.

Di qui l’idea di lanciare una banana in campo e farlamangiare all’attaccante. Ma poi si è optato per Dani Alves e lo spot è statocompiuto. Il resto è storia. Oltre ai calciatori, anche altri Vip si sono datiai morsi di banana come simbolo anti-razzista. Pure il Premier Matteo Renzi,sempre attento ai fatti di marketing. Come ogni cosa però, c’è sempre un altrolato della medaglia: sono state vendute magliette con la scritta #somostodosmacacos(tradotto: “siamo tutti scimmie”). Costo 25 euro. D’altronde la speculazionecommerciale è sempre dietro l’angolo. Speriamo che almeno serva allo scopo originario.