Gli investimenti economici nel mondo dello sport devono trasformarsi in risultati sul campo. Per quanto possano essere brillanti dal punto di vista finanziario, sono legati a doppio filo ai successi di una squadra e, pertanto, sebbene l'affare che ha portato l'acquisizione di quasiil 70 per cento delle quote dell'Inter alla "Suning" sia senza dubbio un colpo grosso dal punto di vista imprenditoriale, sarà poi condizionato a quelli che saranno nel futuro prossimo le eventuali vittorie del club nerazzurro. Ma l'Inter, la cui maggioranza di quote è già in mani straniere dal 2013, ha tracciato una strada che nel breve volgere di pochi anni potrebbe diventare "obbligatoria" per il calcio italiano: necessaria per competere sotto ogni punto di vista con i grossi club europei perchè l'eldorado del calcio non abita più in Italia ormai da parecchi anni.

Le cifre dell'operazione

Non c'è dubbio che Erik Thohir si sia dimostrato più capace, a suo tempo, a comprare l'Inter ed, ora, a venderla piuttosto che a gestirla. I risultati sul campo parlano chiaro, nel periodo della sua presidenza il club nerazzurro non ha vinto nulla nonostante, nelle ultime due stagioni, il magnate indonesiano abbia parecchio investito sul mercato. Dal punto di vista finanziario inoltre la società ha, per il momento, le mani legate da un fair play economico sforato da tempo, pertanto l'ingresso di capitali freschi era di vitale importanza. In soldoni, è proprio il caso di dirlo, l'operazione supera i 600 milioni di euro. La multinazionale cinese si è impegnata a versare a Thohir circa 270 milioni di euro, una parte spetta all'ex presidente ed ex socio Massimo Moratti.

Allo stato attuale l'Inter vale circa 380 milioni di euro ai quali sono però da sommare i debiti contratti in questi anni, i 100 milioni che Thohir ha investito negli anni della sua gestione ed i 220 prestati da Goldman Sachs. L'impegno finanziario assunto dalla Suning sforerà i 700 milioni di euro, debiti compresi, nel momento in cui il colosso asiatico rileverà il rimanente 30 per cento delle quote.

A conti fatti, se nel 2013 Thohir rilevò il 70 per cento della società sborsando 250 milioni di cui 180 erano debiti da onorare, oggi l'Inter vale più del doppio. La matematica non è un opionione, l'imprenditore indonesiano ha fatto davvero un affare redditizio. Resterà presidente fino a quando non cederà le restanti quote che sono attualmente di sua proprietà.

Obbligatorio rispettare il fair play

La svolta epocale in casa nerazzurra si è avuta con l'uscita definitiva di scena di Massimo Moratti, il presidente più vincente della storia dell'Inter capace di conquistare sedici trofei nell'arco della sua gestione. Il primo passo dal punto di vista organizzativo sarà quello di trovare una figura che possa gestire l'Inter in Italia, un general manager che potrebbe essere Franco Baldini, Leonardo o Marco Fassone secondo le ultime indiscrezioni. Per la stagione ventura bisognerà indubbiamente fare i conti, in estate, con il fair play finanziario imposto dall'UEFA che tra i parametri principali obbliga al pareggio di bilancio tra acquisti e cessioni. Dall'anno prossimo si potrà iniziare ad arricchire la rosa con innesti di qualità ma è logico che nella prossima sessione di mercato l'Inter sarà costretta a cedere qualcuno dei suoi gioielli.

Serie A sul modello Premier League?

L'affare al momento sembra molto positivo per il futuro del club anche se dovrà poi passare al giudizio inappellabile del campo. E per quanto i "nazionalisti a tutti i costi" stiano gridando allo scandalo, ben vengano imprenditori dall'estero di comprovata serietà nel campionato italiano che probabilmente, se vuole tornare il più bello del mondo, sarà "costretto" a seguire l'esempio della Premier League dove ormai la maggioranza del clubs è in mano ad investitori stranieri. Una strada lastricata in oro che presto potrebbe riguardare anche l'altra sponda calcistica di Milano.