Dopo il buon Maurizio Pistocchi, divenuto destinatario di una richiesta ufficiale, una vera e propria petizione, rivolta direttamente a Mediaset per licenziarlo fatta dai tifosi della Juventus, è il turno di Massimo Ambrosini. Da ieri sera su Change.org è presente una petizione, fino al primo mattino di lunedì 27 Febbraio, firmata da 177 tifosi rossoneri, dal titolo "Ambrosini non commenti più il Milan su Sky Sport".

Gli episodi

Questa posizione fra alcuni tifosi del Milan su twitter, il numero dei firmatari della petizione è relativamente modesto, è nato dopo 3 episodi: un commento da studio sul Napoli di Sarri che avrebbe, secondo Ambrosini, picchi di gioco superiori addirittura a quelli del Milan di Sacchi; la telecronaca di Milan-Fiorentina nella quale l'opinionista ex rossonero non avrebbe tenuto conto del gol in fuorigioco dei viola e del fuorigioco inesistente con Bacca e Deulofeu davanti al portiere sul 2-1 a favore del Milan; un certo accanimento sugli episodi arbitrali di Sassuolo-Milan di ieri.

Sempre Ambrosini, negli ultimi anni, è entrato, a torto o a ragione, in altri due episodi: la foto con una tifosa viola dell'estate 2013 in cui compare una maglietta polemica con la scritta "Rigore per il Milan" e un fuorionda su Sassuolo-Milan del Marzo 2016 in cui secondo qualcuno l'ex capitano milanista sembrava compiaciuto del fatto che il Sassuolo meritava di vincere 3-0.

Dai fatti all'interpretazione del ruolo

La vicenda Ambrosini ricorda quella di Bergomi con i tifosi dell'Inter. C'è una difficoltà di principio, da parte dei tifosi, di vivere con serenità le bandiere che diventano opinionisti televisivi. Come gli interisti con Bergomi, anche i milanisti con Ambrosini: vorrebbero indulgenza e comprensione nei confronti della propria ex squadra.

Altrimenti partono le accuse: irriconoscenza, incoerenza, risentimento per non aver avuto altri incarichi etc. Quello che però va capito, da parte di tutti, indistintamente, è che quando un ex giocatore intraprende la carriera di opinionista televisivo deve saper tagliare i ponti con la propria appartenenza calcistica. Non deve essere un garante del proprio passato, ma un analista, a volte anche feroce se vuole davvero emergere nel suo nuovo ruolo, del presente.

C'è chi rischia di vedere in alcune situazioni un accanimento, come nel caso di Ambrosini, ma appartiene alla varia umanità della sensibilità calcistica. Dall'altra parte, il campione del calcio, molto legato in carriera soprattutto a due colori, deve inserire nel rischio d'impresa, quando parte la sua carriera di opinionista, che ci sia una rilettura dei tifosi anche delle sue gesta calcistiche. Non è sereno, è un po' spietato, ma fa parte del gioco.