La rinuncia di Mediaset all'asta per i diritti tv della serie A è stato un duro colpo per la Lega. I criteri contestati sono proprio quelli su cui i vertici del calcio italiano puntavano decisamente per aumentare gli introiti legati ai diritti televisivi. Per Mediaset, i criteri adottati "abbattono ogni reale concorrenza e costringono i tifosi ad aderire ad un'unica offerta commerciale". Il Biscione, fautore della libera concorrenza televisiva, è dunque coerente con un sistema innescato dalla stessa azienda lombarda più di trent'anni fa. Era il 1980, in Uruguay si sarebbe disputata la prima (ed unica) edizione della Copa de Oro, il Mundialito voluto dalla Federcalcio di Montevideo per celebrare il cinquantenario della prima Coppa del Mondo.

Con un autentico 'colpo di mano', l'allora Fininvest si inserisce nella trattativa per i diritti tv e chiude l'accordo per 900 mila dollari, circa un miliardo delle vecchie lire. Una cifra colossale, di gran lunga superiore al budget messo sul piatto dalla Rai per i Mondiali argentini del 1978. Interviene il governo italiano che sollecita un accordo tra Berlusconi e la Rai. La tv di Stato, pertanto, trasmetterà in diretta le gare dell'Italia e la finale del torneo. Canale 5 manderà le altre partite in diretta per la Lombardia ed in differita per il resto del territorio nazionale.

Nasce il Mundialito Clubs

Si tratta del primo passo di Silvio Berlusconi nel mondo del calcio, pochi anni dopo sarebbe sceso in campo in prima persona acquistando il Milan.

Il torneo in Uruguay ha fruttato alla sua azienda un utile pari ad un miliardo di lire, ma il patron di Fininvest è comunque consapevole che non sono previsti altri eventi calcistici simili alla Copa de Oro. Pertanto si inventa il suo Mundialito a Milano, riservato alle squadre di club che hanno vinto la Coppa Intercontinentale.

Inter e Milan faranno gli onori di casa, le altre formazioni che accettano l'invito e prendono parte alla prima edizione sono gli olandesi del Feyenoord, gli uruguaiani del Penarol ed i brasiliani del Santos. Il torneo si disputa dunque a San Siro, dal 16 al 28 giugno 1981, con una formula che prevede un girone all'italiana, e viene trasmesso in diretta da Canale 5 in Lombardia ed in differita nel resto d'Italia.

A raccontare le gare è la voce storica di Nicolò Carosio. Il successo di pubblico allo stadio e, soprattutto, di audience televisiva è assolutamente clamoroso, nonostante quegli spot pubblicitari mandati in onda mentre si svolgono le partite che in tanti considerano quasi 'dissacranti'. Sarà l'Inter di uno straordinario Evaristo Beccalossi a vincere il primo Mundialito che resterà famoso anche per un mancato evento e per un drammatico accadimento. Il primo riguarda la 'comparsata' di Johan Cruijff con la maglia del Milan, 45' disputati contro il Feyenoord da autentico ectoplasma. Il 'profeta del gol' in realtà è reduce da un grave infortunio e gli stessi dirigenti del Milan che avevano deciso di schierarlo sarebbero stati consapevoli del rischio legato alle sue precarie condizioni fisiche.

Il Mundialito verrà inoltre funestato da gravi tafferugli ed incidenti tra i tifosi di Inter e Milan, prima, durante e dopo il derby del 28 giugno.

Le edizioni del 1983 e 1987

Il gruppo Fininvest decide dunque di replicare l'esperienza, si torna a San Siro per il Mundialito nel 1983: oltre alle confermate Inter, Milan e Penarol, c'è la presenza del Flamengo e c'è una Juventus eccezionalmente invitata, pur non avendo mai vinto all'epoca la Coppa Intercontinentale. La 'guest-star' bianconera metterà tutti in fila, dopo un esaltante braccio di ferro con il Flamengo: Michel Platini sarà il miglior giocatore del torneo, mentre i tifosi di Inter e Milan stipuleranno il famoso 'patto di non belligeranza' che dura tutt'oggi.

Anche in questa circostanza il 'Meazza' trabocca di pubblico e la gente è incollata davanti alla TV, nonostante in gran parte d'Italia le gare vengano trasmesse in differita. Quelle sfide che, oggi, sono etichettate agli archivi come 'amichevoli', a quei tempi contavano quasi come le gare di campionato. Tanto per citare un esempio, le deludenti prove dell'Inter nel 1983 (campione uscente che chiuderà il secondo Mundialito all'ultimo posto con zero punti) costeranno la panchina a Rino Marchesi. La gallina sta comunque esaurendo le sue uova d'oro, complice la mancata edizione del 1985 che viene annullata per gli impegni in Coppa Italia delle due squadre milanesi, avversarie nelle semifinali del trofeo.

In sostituzione, nel mese di agosto dello stesso anno, viene disputata allo stadio 'Manuzzi' di Cesena la Supercoppa Misura con Inter, Santos, Independiente e Penarol, vinta da quest'ultima, ma è un pallido torneo estivo come tanti. Lo stesso tono avrà l'ultimo Mundialito Clubs disputato a San Siro nel 1987, con Inter, Milan, Porto, Paris Saint Germain e Barcellona: sarà l'unica edizione senza formazioni sudamericane e la vincerà il Milan. Berlusconi è già da un anno il patron rossonero e non ha più bisogno del Mundialito per i suoi affari calcistici, fermo restando che l'edizione del 1987 segna un netto calo di pubblico e di audience. Sarà comunque il primo trofeo conquistato dal suo Milan che, nel giro di pochi anni, vincerà tutto ciò che c'è da vincere.

Sebbene oggi sia quasi un torneo dimenticato, il Mundialito Clubs merita un posto di tutto rispetto nella storia del calcio italiano perché segna il tramonto definitivo del monopolio Rai sulla trasmissione delle partite: nel 1981 lo sport più amato dagli italiani era improvvisamente diventato uno show-business e da quel momento non sarebbe stato più lo stesso.