Massimo Cellino e Maurizio Zamparini, nello stesso campionato. Non succedeva dal 2013, in Serie A, mentre in B la “convivenza” tra i due presidenti più bizzarri del calcio italiano non si registrava dal 2003-2004, quando, per la cronaca, Cagliari e Palermo volarono in Serie A. Le tante squadre che aspirano alla promozione in uno dei tornei cadetti più equilibrati della storia recente possono toccare ferro, di sicuro, se non l’hanno già fatto, sono autorizzati a comportarsi in questo modo gli allenatori che cominceranno la stagione sulle panchine dei bresciani e dei rosanero perché per tradizione stiamo parlando di due dei boss più instabili del calcio italiano dal punto di vista delle panchine.

Boscaglia, esonero (non) a sorpresa

E allora se Bruno Tedino sembra avere un discreto pelo sullo stomaco per reggere alle eventuali, anzi quasi sicure, rabbie zampariniane in caso di qualche risultato negativo, non è utopia, e neppure kafkiano, sostenere che a preoccuparsi debba essere anche Massimo Oddo, che pure allenatore del Brescia non lo è ancora, ma che sta per diventarlo. Sì, perché prima ancora di chiudere tutte le formalità con il presidente uscente Bonometti, e con la Federazione, Cellino aveva già in mente il ribaltone in panchina. Via Roberto Boscaglia e dentro appunto l’ex allenatore del Pescara, uno dei “disoccupati” illustri della panchina, cui affidare le chiavi di un’auto che vorrebbe essere fuori serie, ma ancora non lo è e non si sa se farà in tempo a esserlo.

Cellino spariglia il Brescia

Tra tutti gli esoneri di Cellino forse questo sarebbe uno dei meno illogici, seppur crudeli. Quante volte è capitato nel calcio italiano che una proprietà nuova cambiasse i quadri tecnici di una squadra? Spesso, anche se per non smentirsi mai il buon Cellino ha fatto le cose a metà, confermando contro ogni aspettativa Rinaldo Sagramola come amministratore delegato.

L’ex dirigente di Vicenza e Palermo era stato proprio lo sponsor del ritorno di Boscaglia, ma da buon aziendalista non ha potuto che accettare la volontà del nuovo presidente così come prendersi l’incarico di fare da trait d’union tra passato e presente e condurre le operazioni di mercato che dovranno cambiare il volto della squadra in pochi giorni.

Brescia, 20 giorni per sognare

Perché detto che l’ultimo dei sorpresi sembra essere proprio Boscaglia, che secondo i bene informati aveva già salutato il gruppo un giocatore alla volta dopo la vittoria sul Padova in Coppa Italia, il tema del momento è proprio questo. Riuscirà Cellino a trasformare una buona squadra in una capace di ambire almeno alla zona playoff? O è più logico immaginarsi una stagione di transizione, magari ambiziosa, ma di transizione, per poi organizzare la risalita nel prossimo campionato? Di certo, in B, Benevento e Spal insegnano, sognare non è solo lecito, ma obbligatorio, ma non sarà facile in 20 giorni mettere mano in maniera così sostanziale all’organico, sebbene l’entusiasmo del presidente e il blasone della piazza possano funzionare da utili volani, sempre a patto che il tutto avvenga di concerto con Oddo. Quel che è certo è che al "Rigamonti" si tornerà a sognare. E che per il nuovo tecnico non ci sarà tempo per illudersi di essere l’uomo giusto…