L'Italia è fuori dai Mondiali in Russia. Non succedeva dall'edizione del 1958, ospitata dalla Svezia (quasi un segno del destino). Ma si può parlare di tonfo isolato, di un caso fortuito, di un allinearsi di eventi che per una volta hanno fatto succedere quello che forse nessuno fino a qualche mese fa immaginava? Il problema del calcio italiano è ormai lungo e protratto nel tempo: dopo il trionfo del 2006, escluso qualche sprazzo agli Europei, sono arrivati solo schiaffi in faccia alla Nazionale italiana. Due eliminazioni entrambe al primo turno nel 2010 in Sudafrica e nel 2014 in Brasile dovevano far scattare l'allarme e dare il via ad un deciso cambio di tendenza e invece così non è stato.

La conseguenza non può che essere un ennesimo fallimento. Da dove ripartire?

Se pensiamo ad una nazionale vincente negli ultimi anni e tra le favorite ai prossimo Mondiale non possiamo che non pensare alla Germania: dal 2006 una Coppa del Mondo vinta ed una Confederations Cup e sempre tra le prime 4 tra Mondiali ed Europei. Da dove vengono questi risultati? La nazionale tedesca si trovò a inizio anni 2000 ad affrontare uno svecchiamento e un ricambio della sua squadra. Le ultime manifestazioni sportive non erano andate molto bene (anche se niente di paragonabile con il disastro italiano degli ultimi 3 mondiali). Nonostante un secondo posto ai Mondiali del 2002 dietro solo al Brasile di Ronaldo, si capì che era ora di cambiare.

Il modello tedesco da allora si basa su un'organizzazione efficiente: quasi 400 scuole federali disseminate su tutto il territorio, senza differenze tra le varie aree del paese, dove operano più di 1000 allenatori. Qui si crescono migliaia di ragazzi, anche di origine straniera (si guardi la nazionale teutonica multietnica di questi anni) grazie anche allo Ius Soli temperato, altro tema scottante, in vigore in Germania.

Le scuole, gestite dalla federazione di calcio tedesca, sono collegate direttamente con i club. Questi ultimi inoltre hanno quasi tutti una squadra B che gioca nelle serie inferiori tedesche, una specie di squadra primavera che gioca nei livelli inferiori del calcio tedesco (non possono salire più in alto del terzo livello).

Queste squadre risultano utili per far crescere i giovani in un ambiente calcistico già maturo, reinserire in campo i giocatori della squadra maggiore rientrante da infortuni e valutare i propri talenti.

Grazie a vari accordi inoltre i ragazzi delle accademie possono continuare a studiare e questo risulta importante perché non obbliga i giovani a dover scegliere tra le due strade o a sacrificare lo studio. Il sistema tedesco dopo qualche anno ha iniziato a dare i suoi effetti come risulta evidente da una nazionale che si classifica sempre tra le prime in ogni competizione. In Italia, già dopo il primo fallimento di Sudafrica 2010, serviva una svolta e adesso, dopo 3 grandi delusioni, non è più rinviabile.

La via tedesca ha dimostrato la sua efficacia ed è perseguibile solo grazie a una profonda riorganizzazione e ad una coesione di intenti. Questo scossone, peggiore dei precedenti, può forse solo aiutare tutto il movimento