Sono passati ormai due giorni dallo psicodramma sportivo consumatosi allo stadio San Siro di Milano, teatro suo malgrado di una delle più cocenti delusioni del calcio italiano. L' Italia di Giampiero Ventura non parteciperà ai prossimi mondiali di Russia 2018 (non accadeva dal 58’). Come si è potuto arrivare ad un risultato negativo di tali proporzioni?

Riavvolgiamo il nastro

E’ stato come un fulmine a ciel sereno quello che ha squarciato la notte di San Siro. L’imponderabile è accaduto e tutti noi amanti di questo sport ci poniamo domande, cerchiamo risposte e capri espiatori per poter placare la nostra rabbia.

In realtà guardandoci indietro, nonostante le buone prestazioni ottenute negli ultimi campionati europei, non possiamo non renderci conto che quest’eliminazione non è altro che il risultato ovvio di ciò che da anni si sta verificando nella nostra serie maggiore.

Poco spazio ai giovani

L’eccessiva foga con cui i media e gli italiani stessi vivono questo sport sta finendo per schiacciarlo, come nella morsa di un amante troppo premuroso ed esigente. La corsa delle squadre al risultato a tutti i costi toglie, a chi ha il compito di allenarle, il tempo e lo spazio per far crescere i giovani italiani di talento non permettendo loro di fare quell’esperienza necessaria a formarne il carattere e ad acquisire consapevolezza.

I tecnici rischiano l’esonero dopo appena due partite pareggiate di fila e i calciatori vengono fischiati al primo passaggio sbagliato, il tutto con una conseguente riduzione del margine di errore per gli uni e per gli altri. La questione è molto semplice: se non sei in grado di offrire da subito un ottimo risultato, non avrai poi molte altre occasioni per farti valere.

Crisi dei settori giovanili

Un altro annoso problema del nostro calcio, che si affianca alla mancanza di spazio sopracitata, è la poca “produzione” di giocatori di valore. Le squadre italiane preferiscono infatti pescare talenti all’ estero piuttosto che rafforzare i settori giovanili con attrezzature all’ avanguardia e formatori ed allenatori competenti.

Allo stesso tempo, dallo studio del Cies (osservatorio sul calcio con sede in Svizzera), è stato rilevato che le nostre squadre vedono molti aspiranti professionisti fare le valigie per campionati dove invece le società fanno dei vivai la prima fonte da cui attingere per formare nuovi campioni.

Dunque, da dove ripartire?

A questa domanda non è semplice rispondere. Una caduta del genere non potrà che fare bene in ottica futura, perché si sa, è dai periodi di crisi che l’uomo ha portato le più grandi innovazioni generando poi grandi cambiamenti. Un esempio è stata la Germania che dopo anni di cocenti delusioni calcistiche ha iniziato un lungo e silenzioso percorso che li ha riportati poi ai vertici del calcio Mondiale.

Tutti coloro che conducono il gioco, quindi, si siedano ad un tavolo e programmino il rilancio di questo sport, attraverso un ripensamento di tutta la struttura del sistema-calcio nazionale, accantonando anche solo per un istante l’interesse economico e pensando a quanti gioiscono e soffrono per esso, in modo così da non deluderli più.