La Juventus dell'era Andrea Agnelli è il "benchmark" sportivo e gestionale, in Italia: una macchina perfetta macina titoli e soldi, capace per sei anni consecutivi di spodestare qualsiasi concorrente (sul campo e non solo) all'interno dei confini nazionali. Il Napoli, club che per storia è l'antitesi bianconera, è stato il principale rivale della "Vecchia Signora" , soprattutto nell'ultimo triennio, quello della gestione Sarri: un condottiero, in grado di valorizzare al massimo tutti i suoi calciatori e di consentire alla squadra partenopea, soprattutto nell'annata 2017-18 di correre fianco a fianco con gli eterni rivali, dando vita ad una corsa scudetto avvincente.

Che molto probabilmente si deciderà nel big match di domenica dello Stadium.

Juve schiacciasassi

Il rendimento in Italia della squadra allenata da Massimiliano Allegri è spaventoso: ottantacinque punti, figli di ventisette vittorie, quattro pareggi e due sconfitte. Sconfitte che, in campionato, dall'avvento del nuovo anno sono pari a zero. Solo in Champions League, la Juventus ha sofferto per mano di Tottenham (2-2 a Torino e 1-2 a Londra) e di Real Madrid, la vera bestia nera di "Madama": il passivo negli ultimi tre scontri, con le "merengues", è di otto reti, tenendo conto della finale persa a Cardiff della passata edizione e dei quarti di finale disputati recentemente. Milan, Benevento, Spal e Crotone è la piccola élite di squadre capace di violare la porta difesa dal Buffon o dallo Szczesny di turno, nel 2018.

Tutto ciò significa che, al netto di un gioco poco brillante, l'uscita di scena dalla più importante manifestazione continentale, la Juventus ha subito soltanto cinque gol negli ultimi tre mesi e mezzo, in campionato. Un dato spaventoso (per i suoi avversari) che palesa la solidità della squadra del capoluogo torinese, che nell'ultimo turno di campionato è stata fermata dai ragazzi guidati da Walter Zenga, allo stadio Ezio Scida.

Rivoluzione azzurra

Il Napoli di Maurizio Sarri, dal canto suo, ha perso lucidità e brillantezza nel momento chiave della stagione: dopo aver abbandonato l'Europa League, per puntare (per forza di cose) ad uno storico scudetto, che manca Napoli dal 1990. Tuttavia, gli azzurri non hanno perso la speranza, quella alimentata da un sogno, che è forse la vera motivazione che sta spingendo una squadra stanca ed in affanno.

L'organico partenopeo ha accusato un colpo tremendo, alla ventiseiesima giornata, quando il trionfo last minute della Juventus (gol di Dybala) contro la Lazio, all'Olimpico, coincideva con il 4-2 della Roma al San Paolo. Da quello scontro in poi, Hamsik e compagni hanno pareggiato con Inter, Sassuolo e Milan; vinto con il minimo scarto con Genoa, all'ultimo respiro con il Chievo, prima della stoica rimonta con. Questi ultimi due risultati, separati dallo 0-0 con i rossoneri a San Siro, sono giunti al termine di prestazioni tecnicamente opache, ma intrise di desiderio e cuore. Il destro di Diawara al novantaduesimo, con i gialloblu, sembrava esser neutralizzato dal miracoloso intervento di Donnarumma su Milik a Milano, a sua volta "ridimensionato" (a distanza) dalla goleada rifilata in rincorsa ai veneti bianconeri.

Tutto questo mentre Simy, a Crotone, gelava l'ambiente bianconero con una rovesciata da manuale: incubo vero e proprio, per la Juventus, dopo quella spettacolare di Cristiano Ronaldo all'andata dei quarti di finale di Champions. I partenopei, così, si trovano ancora a sole quattro lunghezze di distanza dalla Juventus, in un cammino si altalenante, ma ricco di colpi di scena: "A Neverending Story". Una storia infinita, sul rettangolo di gioco.