Roberto Mancini ha lanciato un grido d'allarme: "In Serie A giocano troppi stranieri". Una lamentela, tra l'altro, ampiamente dimostrata da una rilevazione statistica che segnala come, nelle prime tre giornate del massimo campionato italiano il dato di giocatori non convocabili in Nazionale abbia raggiunto picchi storici. Un numero, quello rilevato, che riduce all'osso le possibilità di scelta del commissario tecnico, chiamato a convocare persino calciatori di talento che, come nel caso di Zaniolo, devono ancora trovar spazio in una gara di campionato.

Il dato e la situazione non potevano sfuggire a Matteo Salvini che, seppur in altri ambiti, ha trovato buona parte del proprio consenso politico attraverso l'adozione dello slogan: "Prima gli italiani":

Per il Ministro dell'Interno serve un limite di stranieri in campo

Matteo Salvini è notoriamente un appassionato di calcio. I più attenti ricorderanno come si presentò al giuramento del Governo Conte con un braccialetto che rivelava la sua fede rossonera, ma al di là del Milan non sono mancati alcuni screzi con Balotelli ed altre situazioni legate al mondo del pallone. Le sue parole, riportate dall'Ansa, rivelano come in una sua concezione ideale debba esistere un limite a calciatori non italiani.

Unitamente allo sviluppo e alla riforma dei settori giovanili, si tratta in una delle ipotesi più citate ogni qualvolta si parla della necessità di ristrutturare il calcio italiano. La mancata qualificazione agli ultimi Mondiali le ha riportate in auge, ma in alcuni casi ci si scontra con alcune normative.

Non sarebbe una novità ad esempio che Salvini finisse, seppur indirettamente, per andare a cozzare con quelle che sono alcune norme che sono imposte dall'Unione Europea.

Tecnicamente, infatti, non sarebbe possibile istituire un limite di calciatori non italiani ma comunitari per le squadre di Serie A, alla luce della necessità di mantenere libero il mercato del lavoro per tutti i cittadini dell'Ue all'interno dei paesi europei. Tradotto in parole povere: come già accade si potrebbero limitare gli extracomunitari, ma senza violare le norme non sarebbe possibile mettere un freno a calciatori che hanno un passaporto francese, spagnolo, inglese, rumeno o di qualsiasi altra nazionalità facente parte dell'Europa.

Bosman fece giurisprudenza

A fare giurisprudenza è il famoso processo che vide vincitore Jean Marc Bosman. Nel 1995 un giocatore come tanti della seconda divisione belga generò un vero e proprio terremoto nel calcio. Voleva andare a giocare in Francia, nel Dunkerque, che però non offriva quanto richiesto alla società detentrice del cartellino. Il giocatore interessato si appellò al trattato di Maastricht, chiamò in causa la Corte di Giustizia e ebbe riconosciuto il diritto ad andare via sulla base della norma che che prevede la libera circolazione nei paesi dell'Unione. Da allora tutti i lavoratori europei, calciatori compresi, devono potersi muovere senza vincoli o veti in tutta Europa.