Il dibattito che tiene banco ormai da anni nel calcio argentino e mondiale: più forte Diego Maradona o Leo Messi? Dal un lato c'è l'incredibile coppa del mondo vinta dall'Argentina nel 1986 la cui firma in calce venne posta dalle magie del 'pibe de oro'. Dall'altra la sfilza di titoli, individuali e di squadra, che Messi ha vinto con la sua lunga militanza nel Barcellona. La maglia blaugrana è l'unica cosa che i due hanno in comune, la differenza che il biennio trascorso da Maradona nel club catalano fu difficile e tormentato in una squadra che non era una formidabile corazzata come quella di Messi e, oltretutto, lo stesso futuro capitano del Napoli fu vittima di un gravissimo infortunio.
Senza dimenticare che i titoli che poi Diego avrebbe vinto al Napoli (due scudetti e una Coppa Uefa) pesano parecchio perché conquistati in una realtà calcistica che non aveva mai vissuto simili trionfi. Messi o Maradona, dunque, ed è un dibattito che ha animato anche Presión Alta, programma in onda su TyC Sports con un ospite illustre: Mario Alberto Kempes. La risposta dell'ex bomber argentino sul quesito ha però spiazzato tutti perché, senza nulla togliere ai due celebri numeri 10, anche lui a suo dire meriterebbe comunque di aver riconosciuti meriti calcistici che oggi sono sbiaditi: quelli del Mundial del '78.
'I giornalisti dovrebbero mettermi nel posto che mi sono creato'
Kempes, ovvero il 'matador': l'uomo che con i suoi gol consegnò all'Argentina il primo titolo mondiale a Buenos Aires, 42 anni fa.
"I giornalisti dovrebbero mettermi nel posto che mi sono creato e mi siedo nel posto in cui voglio sedermi. Messi e Maradona sono entrambi mostruosi, ma i giornalisti mi perdoneranno se dico che l'unico campione del mondo, capocannoniere e miglior giocatore argentino in un Mondiale sono stato io. Non mi piace dirlo - aggiunge - ma mi hanno 'fregato' troppo e, dunque, devo.
Mi fa male che la nostra generazione abbia dimenticato tutto ciò che abbiamo fatto per il calcio argentino".
'I campioni del 1978 sono molto più apprezzati fuori dal nostro paese'
"Il bimbo ha già 42 anni (intende il titolo mondiale vinto dall'Argentina nel 1978, ndr), ma ha sempre il desiderio di alzarsi ogni 25 giugno (l'anniversario della finale con l'Olanda, ndr) essendo stato protagonista".
Kempes aggiunge che, con quella vittoria, la nazionale argentina diede felicità a tutte le persone a cui piaceva il calcio e quelli che hanno vissuto e sofferto la Coppa del Mondo per tutto ciò che è accaduto. Il riferimento è alla feroce dittatura militare al governo in quel periodo in Argentina. "Vedo in lontananza quella piccola stella e penso a tante persone coraggiose e a quello che hanno dovuto sopportare". Quel regime che, talvolta, pesa come un macigno sul primo titolo mondiale dell'Argentina visto che il Mundial del 1978 fu un monumentale strumento di propaganda in mano alla junta militar. "I campioni del 1978 sono molto più apprezzati fuori dal nostro paese, perché in tanti hanno collegato ciò che accadeva nel paese in quel periodo con noi. Ma la verità è che nessuno, tranne i familiari delle vittime, sapeva ciò che stava accadendo".