Il progetto della Superlega è morto sul nascere, uno dopo l'altro i 12 club coinvolti si sono defilati o sono stati costretti a farlo per forza di cose. Inutile dire che quanto accaduto ha monopolizzato l'attenzione del mondo del pallone, anche dall'altra parte dell'oceano dove la questione è stata vissuta di riflesso, ma bisogna dire che come in Europa anche in Sudamerica è stata piuttosto contestata.
Tra coloro che hanno espresso parere negativo anche un campione del passato come Tostao, campione del mondo con la nazionale brasiliana nel 1970 e bandiera del Cruzeiro. Oggi il geniale mancino mineiro ha 74 anni e svolge l'attività di commentatore di varie testate sportive. "Cosa penso della Superlega? Un gruppetto che vuole comandare il calcio contro la volontà di una maggioranza", ha detto a El Pais, invocando una maggiore democrazia nel mondo del calcio. Tostao è consapevole che il calcio è cambiato dai suoi tempi e lo si deve accettare, che esiste un voluminoso giro d'affari, ma tuttavia questo non può passare sopra ai valori sportivi.
La risposta a Florentino Perez
Il presidente del Real Madrid, Florentino Perez, è stato tra i maggiori fautori della Superlega ed ha cercato di difendere il progetto a spada tratta anche quando è colato a picco. Tra le motivazioni dell'iniziativa, anche il citato disinteresse di molti giovani al calcio. "Il quaranta per cento dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni non è più interessato al calcio - ha detto il patron delle merengues - e questo accade perché ci sono troppe partite di bassa qualità. Preferiscono dunque interessarsi ad altre cose". Tostao la pensa diversamente. "Questi presidenti non hanno idea che lo sport è una questione sociale, storica, passionale e non sono business. Il calcio è già uno sport d'élite perché è costoso per la maggioranza delle persone nel mondo e così lo sarà ancora di più.
I club che hanno organizzato questo progetto sono quelli che investono più soldi e comprano i giocatori più costosi. Lui dice che il quaranta per cento dei giovani non segue il calcio? Ci sono così tante belle cose nella vita, come puoi pretendere che tutti i ragazzi seguano il calcio?". In buona sostanza, oltre a evidenziare che c'è comunque una maggioranza di persone interessate al calcio, Tostao afferma che non c'è nulla al mondo che deve per forza piacere a tutti, è la vita.
'La Superlega è contro lo spirito del calcio'
Qualcuno ha definito 'dinosauri' molti vecchi esponenti del calcio che si sono opposti alla Superlega. Ma le motivazioni per le quali Tostao contesta l'iniziativa sono tutt'altro che 'giurassiche'.
"Il calcio non può più essere quello dei miei tempi e lo dobbiamo accettare, così come dobbiamo comprendere che c'è anche il business e chi investe nel calcio non fa beneficenza. Ma occorre conciliare gli interessi economici e quelli sportivi, ci vogliono incentivi anche per le piccole realtà, il calcio deve essere più democratico. Quello che volevano fare è invece tutto l'opposto". Il riferimento è a un torneo dove l'unica meritocrazia è rappresentata dal potere economico dei club, senza promozioni o retrocessioni. "La Superlega è contro lo spirito del calcio perché presuppone che sia alimentata solo dal business. Questo per me è assurdo", evidenzia.
'C'è comunque bisogno di riforme'
Tostao riesce comunque a intravedere anche qualcosa di positivo in questa contestata iniziativa.
"Credo che quanto accaduto porterà comunque qualche riforma nel calcio europeo, essere contrari alla Superlega non significa che il modello attuale sia perfetto". Invoca dunque una riforma che alzi la qualità complessiva dello sport, che passi essenzialmente da un calendario più organizzato e una pari condizione per tutte le squadre di offrire più qualità. Una riforma che faccia sentire i proprio effetti anche in Brasile: "Non siamo fanatici, ma ci piace guardare le belle partite", sottolinea l'ex attaccante della selecao che a proposito della citata 'democrazia' specifica "è normale che ci siano le squadre più forti che finiscano per dominare su tutte le altre, ma se parliamo di business i vantaggi ci devono essere comunque per tutti".