"Confermo di aver sempre considerato Rivera e Mazzola due grandi mezzi giocatori; e Boniperti grande in as­soluto. Spero mi crediate". Così Gianni Brera, nella sua celebre Arciposta del Guerin Sportivo, rispondeva nella seconda metà degli anni '70 a un lettore che gli chiedeva di fare un confronto tra Gianni Rivera, Sandro Mazzola e Giampiero Boniperti. La notizia del giorno è che la storica bandiera della Juventus non c'è più, Boniperti è scomparso a causa di un'insufficienza cardiaca, avrebbe compiuto 93 anni il mese prossimo.

Gli spunti per ricordare un'autentica icona del calcio italiano sono tantissimi, in realtà basterebbe citare i cinque scudetti vinti in bianconero da calciatore, più altri nove insieme alla Coppa dei Campioni, alla Coppa delle Coppe, alla Coppa Uefa, alla Coppa Intercontinentale e alla Supercoppa Europea vinti da dirigente juventino, il ciclo più straordinario e duraturo dell'intera storia del calcio italiano. Da giocatore militò ininterrottamente al servizio della vecchia signora dal 1946 al 1961 per un totale di 469 partite e 188 gol: queste sono solo le 'fredde' cifre, ma per raccontare chi sia stato Boniperti occorre necessariamente citare coloro che hanno vissuto la sua epopea, sia sul campo che dietro una scrivania.

La Juventus più bella

Ci affidiamo dunque alla penna di Gianni Brera, in particolare a un articolo uscito su Repubblica nel 1985 quando la Juventus aveva vinto da poco la sua prima Coppa dei Campioni nella triste notte dell'Heysel. Il celebre giornalista definì la Juventus di Boniperti "la più bella", riferendosi alla squadra dei primi anni '50, la Juve di Carletto Parola, Muccinelli, John Hansen, Praest e, appunto, 'Gian Pierin'. "Me ne accorsi più tardi e capii che Gian Pier era primadonna come tutti i campioni di questa terra (a incominciare da Meazza e Di Stefano). Con Valentino Mazzola, era comunque Boniperti il miglior prodotto del nostro calcio dopo anni di attesa e di rimpianto. Per lui tifavo a dispetto del mio nome e della mia nascita bassaiola", scrisse Brera.

Che poi, sempre nel lunghissimo articolo composto con il suo inconfondibile stile, ne tracciò le doti da dirigente: "In quattordici anni di presidenza ne combinò di splendide, ed è certo che le trovate più abili realizzò ai danni dell'Inter (Boninsegna e 700 milioni per uno scalcinato Anastasi); del Milan (Benetti e 200 milioni per Capello), di Giuseppe Farina (2500 milioni in busta per la metà di Paolo Rossi)".

L'omaggio degli avversari

Dal passato al presente, in tanti hanno voluto ricordare Giampiero Boniperti nel giorno della scomparsa. I suoi fedelissimi, ma anche gli acerrimi rivali. Nel suo messaggio di cordoglio, l'Inter lo ha definito "un nobile avversario", il Milan "un patrimonio del calcio italiano", poi sono arrivati i tributi di quasi tutti i club della Serie A a iniziare da quelli che contesero lo scudetto all'incredibile macchina da calcio che aveva costruito tra gli anni '70 e '80 come Torino, Fiorentina e Roma.

Sandro Mazzola ha voluto ricordare un aneddoto: "Mi chiese di andare a giocare alla Juve, ma io risposi che non potevo perché mio papà si sarebbe rivoltato nella tomba".

Zoff: 'Ha creato lo stile Juve'

E poi, naturalmente, i suoi ragazzi. "Per me è stato come un padre - ha commentato Giovanni Trapattoni - e nel calcio a lui devo molto, la sua morte è un colpo al cuore". Per Dino Zoff "è stato lui a creare lo stile Juve, per regole, modi e dedizione", uno stile che non ammetteva voci fuori dal coro come conferma Claudio Gentile: "Se non seguivi le regole ti mandavano via, anche se eri un grande calciatore". Ma i ribelli erano ben pochi, Giuseppe Furino ha voluto evidenziare come "tutti noi credevamo in quello che lui faceva".

E poi, ancora, Michel Platini che lo definisce "indistruttibile e sicuro di sé, era la Juventus in tutto e per tutto", o Roberto Boninsegna che ricorda come fu l'allora presidente bianconero a scommettere su di lui quando all'Inter lo consideravano sul viale del tramonto.

Franco Causio e Alex Del Piero lo ringraziano di cuore, "gli devo davvero tutto" ha commentato l'ex numero 10 bianconero. Commosso il ricordo di Marco Tardelli: "Era un signore che capiva di calcio e capiva i calciatori" e di Antonio Cabrini che lo definisce "un uomo che ha scritto la storia e un esempio di correttezza". Per commemorare questa grande icona del calcio italiano, la Figc ha chiesto all'Uefa di poter giocare il match contro il Galles con il lutto al braccio.