Nel dicembre del 2012 a Nuova Delhi quattro persone violentaronoe torturarono una studentessa indiana. Una scena purtroppo comune nell'India diquesti ultimi anni. Le violenze atroci, attuate anche con una spranga,provocarono lesioni interne alla giovane donna che morì dopo due settimane diricovero in una clinica di Singapore. Oggi è arrivata la sentenza, i quattrouomini sono stati giudicati colpevoli e condannati a morte.

Il caso allora ebbe una grande risonanza sia all'interno delpaese sia all'estero. Vi furono ondate di protesta a talpunto che anche molti politici e funzionari governativi hanno cominciato a farepressione affinché si applichi alle quattro persone condannate la pena dimorte.

Intanto i condannati possono presentare appello alla Corte suprema oanche chiedere la clemenza alla presidenza.

In realtà – e probabilmente questo spiega la durezza dellasentenza – in India si sente la necessità di dare segnali forti, il problemadegli stupri è grave ed enormemente diffuso, connesso a una società che havisto un grande sviluppo economico e una grande modernizzazione, non seguitiperò da un medesimo sviluppo per quanto riguarda le relazioni umane e sociali.

Una società per certi versi ancora arcaica e che non riesce ad accettare incosì breve tempo cambiamenti tanto radicali, soprattutto per quanto riguarda lalibertà delle donne. Si possono leggere in questo senso le motivazioni dellasentenza: "i tribunali non possono chiudere un occhio", anche se la storiadimostra che la pena di morte, oltre a essere barbara, non sempre ha i suoi effetti, soprattutto quandola causa profonda dei crimini è legata a questioni economiche, sociali eculturali.