Prove tecniche di integrazione. Così potremmo definire l'esperimento socio-didattico sperimentato a Trapani, in Sicilia, una delle terra più segnate dall'emigrazione (in tempi lontani ma anche oggi) e dalla nuova immigrazione dal continente africano. Il luogo ideale dunque per segnare una continuità tra i rifugiati richiedenti asilo africani, e l'esperienza emblematica di un popolo anche esso segnato dall'esperienza della migrazione per tentare fortuna lontano da casa e dagli affetti, in una terra straniera e distante.
Come testimoniato dall'edizione on-line de La Repubblica, tutto ciò avviene nel centro di accoglienza "Cara" presso la contrada di Salina Grande, dove sono ospiti 260 migranti, in gran parte dell'Eritrea, dall'Egitto e dalla Somalia, e dove Soldati dell'Esercito Italiano, tutti o quasi di colore e di origine africana, e quindi in grado di parlare la lingua degli emigrati, insegnano ai richiedenti asilo i fondamentali della Costituzione Italiana, della cultura e della storia del nostro Paese, nonchè i primi elementi della grammatica e della lingua.
L'esperienza, ancora inedita, secondo quanto si apprende da La Repubblica, ha preso avvio qualche mese fa dopo il tragico disastro di Lampedusa del 3 ottobre scorso, dove morirono 366 persone in mare. L'esercito dunque fece una cernita, tra i propri soldati, per selezionare quanti conoscessero le lingue parlate dai migranti.
La formula si è rivelata da subito vincente, poichè si è potuto contare su 316 attivi, tra cui anche delle donne, che possono prestare assistenza, anche e soprattutto morale e psicologica, agli spaventatissimi migranti al momento dell'approdo sulle coste italiane.