Papa Francesco, nella sua quotidiana omelia a S. Marta, ha affrontato oggi il problema della giustizia e della convivenza pacifica tra gli uomini. Il vangelo di Matteo riportava la frase: "se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli". Si capisce subito che se ci fermiamo al puro rispetto della legge, non ci può essere convivenza pacifica su questa terra, e non ci sarà dato di avere pace nemmeno in Paradiso.

Il Papa allora indica tre criteri, tre punti che, come è nel suo stile, ciascuno di noi può prendere subito in considerazione.

Il primo criterio indicato dal Papa è il realismo: "un criterio di realismo, di sano realismo. Se tu hai qualcosa contro un altro e non puoi sistemare, cercate una soluzione, ma mettetevi d'accordo, almeno; mettiti d'accordo con il tuo avversario. Non sarà l'ideale, ma l'accordo è una cosa buona. E' realismo". Il Papa sottolinea lo "sforzo di fare un accordo". Anche se a qualcuno questo può sembrare "volgare" o inutile, Papa Francesco invece lo considera "sano". Il realismo è sano perché tiene conto di tutti i fattori in gioco; anche se l'accordo e' frutto di un compromesso - potremmo dire - è pur sempre qualcosa che tiene conto sia di me sia dell'altro, mentre nelle liti in genere ciascuno cerca solo di imporre il proprio pensiero o la propria volontà.

Il secondo criterio e' quello della verità.

Anche qui il Papa è molto chiaro: "sparlare dell'altro è uccidere, perché alla radice c'è lo stesso odio, lo uccidi in un'altra maniera: con le chiacchiere, con le calunnie, con la diffamazione". Potremmo dire che questo criterio è: dare pane al pane e vino al vino, cioè chiamare le cose col proprio nome e considerare la radice delle cose, degli atteggiamenti.

Del resto anche la saggezza popolare avverte: " ne uccide più la lingua della spada". Infine il terzo criterio: la filiazione. Tenere conto, cioè, che siamo figli dello stesso Padre, e quindi fratelli. Parafrasando le parole di Gesù, Francesco spiega: "Se tu, se noi non dobbiamo uccidere il fratello è perché è fratello, cioè abbiamo lo stesso Padre.

Io non posso andare dal Padre se non ho pace con il mio fratello". Lo stesso Papa riconosce che non si tratta di un "programma" facile. Ma di sicuro lui ha contribuito a renderlo più chiaro, e - concludendo- ha indicato anche dove prendere l'energia per seguire la strada che ci ha indicato: chiedendo a Gesù la grazia di percorrere questa strada di pace.