La Costa Concordia sta lasciando in queste ore l'isola del Giglio. Dopo novecentoventidue giorni il relitto della nave che si era arenata sugli scogli della piccola isola dell'arcipelago toscano è ripartito alla volta di Genova trasportato da una serie di rimorchiatori. Arrivata nel capoluogo ligure la nave verrà smantellata e si chiuderà una delle storie più buie dell'Italia di questi anni. In effetti la tragedia della Costa Concordia è avvenuta in un periodo molto particolare per l'intera nazione, un periodo nel quale sembrava che tutto andasse male, ogni cosa appariva irrecuperabile e fatale.

La crisi economica attanagliava i mercati e cominciavano a vedersi i suoi effetti sulla quotidianità. L'instabilità politica raggiungeva il suo culmine con l'affidamento della guida del governo a un tecnico. Mancava solo un disastro navale di quella portata: trentadue morti. Accaduto in acque italiane e ad una nave italiana.

Un dramma sul quale si rifletteva il destino dell'Italia stessa, che in quei mesi, stiamo parlando del Governo Monti, rischiava di affondare come la Concordia, frenata e squarciata dallo scoglio chiamato spread. Così il comandante Schettino e il comandante Di Falco sono diventati loro malgrado il simbolo stesso di due modi di essere italiani: il primo pressappochista e codardo, l'altro efficiente e coraggioso.

Solo uno di questi modi di affrontare la vita aveva la sua ragion d'essere, inutile dire quale. A distanza di due anni e mezzo l'abbiamo capito?

Molto è cambiato da quella notte di inizio duemiladodici: innanzitutto tre governi, diversissimi tra loro ma sorretti da una maggioranza parlamentare molto simile. L'Italia ha poi resistito, manco a dirlo come la Concordia, allo tsunami Grillo, ad una tornata elettorale senza vincitori ma solo vinti, alla carica dei centouno franchi tiratori del partito democratico, alla rielezione - chiesta quasi elemosinando a Napolitano - del Presidente della Repubblica e alla crisi del Governo Letta, riuscirà a ripartire come fa oggi la nave simbolo di un'epoca Speriamo non con lo stesso destino.