Sostenere che a tirare le fila dei cosiddetti guerriglieri dell'ISIS, che hanno conquistato una parte della Siria ed dell'Iraq, ci sia la "Longa manus" degli USA, è forse un poco azzardato (c'è chi, in rete lo suggerisce, nemmeno troppo velatamente). Addurre, come prova di ciò, il fatto che i guerriglieri musulmani stiano distruggendo sistematicamente ogni tipo di manufatto religioso islamico, moschee comprese, è oltremodo una forzatura.


E' possibile e persino credibile, come riportano alcune fonti, che all'inizio della crisi siriana, consiglieri militari occidentali e statunitensi abbiano addestrato membri di quello che ora si fa chiamare "Stato Islamico del Levante"; successivamente queste cellule - che, in origine, dovevano minare la stabilità del regime di Bashar al-Assad - sarebbero sfuggite al controllo dell'Intelligence Usa, divenendo la punta di diamante di quel Califfato ideale/idealizzato alla cui guida si è posto Ibrahim Abu Bakr al Baghdadi.
Un po' come accadde per bin Laden e la sua Al Quaeda, sponsorizzata inizialmente dagli USA per contrastare l'Unione Sovietica in Afghanistan e poi ribellatasi ai suoi stessi finanziatori. In sintesi, agli Stati Uniti si può recriminare di generare demoni per cacciare altri demoni o presunti tali, salvo poi perderne il controllo. Maldestri apprendisti stregoni in perfetto stile disneyano.


Da qui a dire che il comportamento - apparentemente illogico e distruttivo - delle armate dell'ISIS sia il segnale che si tratta di pupazzi filo guidati da pupari neo conservatori americani, possedendone la stessa logica anti-musulmana, ce ne passa. Chi sostiene questa tesi dimentica che l'ISIS è principalmente composta da combattenti islamici sunniti estremisti e che, in Iraq, la maggioranza al potere è sciita.

I Sunniti sono i seguaci della corrente di maggioranza dell'Islam; sunnah significa "tradizione" e sunniti sono pertanto i musulmani che si riconoscono nella tradizione. Lo stesso califfo Abu Bakr al Baghdadi, ha dichiarato che lo "Stato Islamico del Levante" si fonda sul jihad, la guerra santa agli infedeli ed ai musulmani apostati. Quindi l'offensiva dell'ISIS contro moschee deve in particolare riguardare quei luoghi di culto di "musulmani apostati", ossia, per logica di contrapposizione, gli sciiti, considerati addirittura blasfemi o non musulmani.

In pratica l'operazione di pulizia "etnico-cultural-religiosa" messa in atto, in queste ultime settimane, in Siria ed Iraq da parte dell'ISIS assume sempre più i contorni di una furia iconoclasta, né più né meno di quanto avvenuto nell'impero bizantino intorno alla prima metà dell'ottavo secolo. Secondo gli iconoclasti (cristiani, in questo caso) la venerazione delle icone spesso sfociava in una forma di idolatria, detta "iconolatria" e quindi tutte le immagini del Cristo, della Madonna dei santi andavano distrutte.


In questo caso specifico, L'ISIS distrugge quei luoghi di culto ritenuti "non conformi alla tradizione" e legati alla corrente ritenuta "apostata", quella degli sciiti, appunto. Una forma di assurda purificazione che tuttavia è ben lungi dall'essere un prodotto di qualsivoglia pianificazione degli Stati Uniti, anche se, certamente, agli occhi della corrente neocon americana, possedere dei nemici divisi potrebbe apparire come una fortunata coincidenza. Ma il "divide et impera" non può più funzionare in un mondo fuori controllo e gli Stati Uniti non sono Roma.