"Non garantiamo più la sicurezza in nessuna zona" è l'affermazione di Israele rivolta ai giornalisti presenti nella Striscia, un invito ad abbandonarla. Alle richieste di un cessate il fuoco Netanyahu risponde equiparando Hamas ad Al Qaeda, ovvero nessuna tregua sarà concessa.

Moschee, scuole, case e anche cimiteri colpiti dai raid dell'aviazione israeliana, interi quartieri rasi al suolo nella Striscia di Gaza. I razzi di Hamas piovono invece su Israele, compresa Tel Aviv. Le compagnie aeree americane ed europee, in diverse frazioni di tempi, sospendono i voli su Israele, dopo che un razzo lanciato da Hamas è arrivato non lontano dall'aeroporto internazionale di Ben Gurion, l'ennesimo segnale di una guerra che sta evolvendosi rapidamente sempre di più al peggio.

I morti sono arrivati oltre 600, 121 dei quali, secondo una denuncia Unicef, bambini. Circa 4000 i feriti dall'inizio della nuova offensiva scaturita dopo il ritrovamento dei corpi senza vita dei tre giovani coloni israeliani rapiti, lo scorso 30 giugno. Fonti locali riferiscono che intorno ai 130mila è il numero degli sfollati.

La diplomazia stenta, ma non si vedono all'orizzonte altre soluzioni per fermare il bagno di sangue. Atteso in Israele l'arrivo del segretario di Stato Usa John Kerry, vedrà sia Abu Mazen che Netanyahu per dare forza alla proposta di cessate il fuoco immediato avanzata dall'Egitto, condivisa da Israele, ma respinta dalla fazione islamica, nella difficile mediazione internazionale verso una tregua.

Purtroppo la storia è piena di fallimenti di negoziati di pace in questo infinito conflitto israelo-palestinese, che affonda le sue radici nella notte dei tempi: sono 5 milioni e oltre i profughi palestinesi della diaspora.

L'idea di creare uno Stato palestinese, ovvero il suggestivo mito di "Due popoli due Stati", sarebbe sicuramente la soluzione migliore, ma stabilire i confini, e quindi creare la premessa necessaria e di fondamenta per questa che appare come una soluzione davvero semplice, è invece irrealizzabile, almeno fin quando le due parti in conflitto non cambieranno direzione di marcia da quella presa da sempre fino a oggi.