I raid aerei dell'aviazione degli Stati Uniti e il lancio di aiuti umanitari non bastano. Tre anni dopo che l'ultimo contingente dell'esercito americano ha lasciato l'Iraq, tornano di nuovo. Più di cento marines e reparti delle forze speciali Usa sono già atterrati, con un velivolo speciale, il V-22-Osprey a decollo verticale, sul monte Sinjar, nord est dell'Iraq, per creare una via di fuga nell'arido territorio di questi monti ai 30mila Yazidi minacciati, intrappolati e isolati dai jihadisti dell'Isis.Un compito "soltanto umanitario" precisano dalla Casa Bianca, ma affidato a persone addestrate.

La notizia è riportata dai media americani. Barack Obama all'inizio di questa difficile questione aveva assicurato che non avrebbe utilizzato forze di terra, comunque nella circostanza il compito dei soldati giunti in Iraq non è quello di combattere, ma fonti citate dal Wall Street Journal fanno sapere che non è esclusa l'opzione di uno scontro diretto sul terreno contro i combattenti sunniti dell'Isis. Le pressioni crescono, anche da ambienti cattolici perché si intervenga per salvare la popolazione civile, in modo particolare le minoranze cristiane e yazidi. "Usare la forza con pertinenza, giustezza e proporzione" è stata la dichiarazione esplicita della Conferenza episcopale francese, e anche Papa Francesco, inviando una lettera al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha espresso l'esigenza di "azioni concrete di solidarietà".

Giunti anche 130 consiglieri militari che saranno stanziati a Erbil senza compiti di combattimento, precisa il segretario americano della Difesa, Chuck Hagel, il loro impiego è limitato alla valutazione delle opzioni di assistenza umanitaria alla popolazione e di aiuto ai peshmerga curdi che stanno difendendo il territorio dal violento attacco dei miliziani dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante.

Da Baghdad arrivano anche conferme sulla distruzione del principale tempio degli yazidi, quello di Lalish, fatto saltare con l'esplosivo dai sunniti dell'Isis. Per il giorno di ferragosto è stato convocato il consiglio degli Esteri europeo straordinario dall'Alto rappresentante per la sicurezza estera, Catherine Ashton. Trai temi che si andranno a affrontare non solo questo, ma anche la Striscia di Gaza, la Libia e l'Ucraina.

Appello del ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini perché esca dal colloquio "non solo una dichiarazione di principio condivisa da tutti, ma una decisione su un'azione comune, forte e coordinata".