L'epidemia di Ebola fa sempre più paura, complice anche il fatto che le autorità sanitarie dei Paesi africani colpiti dal virus si siano rivelate impreparate ad affrontare una simile crisi. Si moltiplicano, infatti, le fughe dei malati dagli ospedali, anche perché nelle zone più povere ha iniziato a diffondersi la voce che non esista nessun virus e che sia tutto una sorta di gigantesco complotto finalizzato a sottrarre i beni e le terre ai ricoverati in quarantena. Reparti presi d'assalto, medici ed infermieri malmenati dai parenti dei degenti, rivolte in corsia e malati all'ultimo stadio a piede libero che muoiono agli angoli delle strade.
La situazione in Guinea, Liberia, Sierra Leone e Nigeria è ormai sfuggita al controllo delle autorità locali. E mentre l'Ebola continua a mietere vittime (oltre 2000 dall'inizio del contagio, ma i contagiati sarebbero già più del doppio) dilagando a macchia d'olio nei Paesi dell'Africa occidentale, gli Stati Uniti hanno infine approntato un primo piano per contenere il virus.
Il presidente Barack Obama, ai microfoni del programma "Meet the Press" della NBC, ha infatti annunciato che gli USA scenderanno in campo per scongiurare che l'epidemia assuma i contorni, assai più inquietanti, della pandemia. Ha dunque vinto la linea interventista voluta fermamente dall'inquilino della Casa Bianca su quella, manifestata dai Repubblicani, di chiudere le frontiere e bloccare tutti i voli con il Continente Nero.
Del resto, negli USA è già psicosi per l'Ebola. Aveva suscitato scalpore il ferale tweet del magnate Donald Trump che sosteneva la necessità di lasciare al proprio destino il medico volontario Kent Brantly, contagiato e, successivamente, ricoverato in Atlanta, visto il pericolo di diffondere il virus anche sul suolo americano.
Un tweet che aveva subito raccolto il consenso di decine di migliaia di cittadini statunitensi. Il presidente Obama deve aver riflettuto a lungo sul timore strisciante che dilaga tra i propri elettori -e ciò spiegherebbe il ritardo con cui gli USA interverranno-, ma ha infine deciso di ascoltare l'appello incalzante del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che aveva più volte ribadito la necessità di un intervento comune per arginare l'avanzata dell'epidemia.
Partirà così nei prossimi mesi una task-force militare che garantirà il rispetto della quarantena e di eventuali coprifuoco nelle zone colpite. Non è invece ancora chiaro se il piano approntato dalla Casa Bianca preveda anche l'invio di medicinali, medici e finanziamenti.
Un possibile caso in Italia
È allarme anche in Italia dove, per la prima volta, si registra un caso sospetto. Le prime agenzie parlano di una donna di circa 40 anni, ricoverata al Presidio Ospedaliero Unico di Civitanova Marche, che starebbe manifestando i sintomi della febbre emorragica. Non si conosce la nazionalità della paziente ma sembrerebbe accertato che sia appena ritornata da un soggiorno in Nigeria.