Sembra che una cellula appartenente allo Stato Islamico avesse tutto pronto per mettere in atto un nuovo massacro, con la decapitazione di civili davanti alle telecamere. Questa volta, però, le orribili esecuzioni si sarebbero consumate in Australia da parte di un gruppo Isis guidato da un australiano. Lunedì, il governo australiano aveva comunicato di essere pronto a sostenere gli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato Islamico e aveva annunciato l'invio di 600 soldati e lo schieramento di 8 caccia negli Emirati Arabi per eventuali attacchi aerei, dimostrando di essere l'alleato più determinato a distruggere il terrorismo jihadista.

A Sidney e Brisbane, questa mattina all'alba, si sono svolti una serie di blitz da parte di oltre 800 agenti, tra federali e polizia di stato, che hanno portato all'arresto di 15 persone, sospettate di appartenere alla cellula Isis che avrebbe agito oggi stesso, secondo quanto sostiene il capo della polizia Andrew Colvin. Durante i raid, che si sono svolti in 12 quartieri di Sydney e nelle città di Brisbane e Logan, sono stati sequestrati documenti che potrebbero essere utili alle indagini. Tra gli arrestati, una persona è già stata incriminata per reati legati al terrorismo e mancherebbero altri 10 sospetti, oltre ai 15 già fermati.

Secondo il capo della polizia australiana Andrew Colvin, questa è la più grande operazione condotta finora nella storia australiana.

Il premier australiano Tony Abbott ha comunicato che la cellula in questione era capeggiata da un alto esponente dell'Isis, di nazionalità australiana che avrebbe pianificato una serie di rapimenti casuali di civili e le loro esecuzioni dimostrative da diffondere in rete, in risposta al sostegno che Sidney sta garantendo agli Usa.

Un segnale esemplificativo, una vera e propria propaganda del terrore per far capire al mondo che il nemico Isis è potente e può colpire ovunque, anche lontano dal suo territorio di appartenenza. Secondo gli investigatori, sarebbero numerosi gli australiani affiliati al gruppo terrorista jihadista e, per la prima volta dopo il 2003, è stato alzato il livello di allerta da rischio medio a rischio elevato, che rende probabile un attentato.

Il sospettato numero uno è Mohammad Ali Baryalei, un ex buttafuori di 33 anni, ritenuto il più alto esponente Isis sul territorio australiano e sarebbe accusato, insieme al 22enne Omarjan Azari, di lavorare alla pianificazione di gravi e spietati atti di terrorismo per spaventare il mondo e intimorire i governi che si sono coalizzati con Obama.