L'operaio di Mapello, ormai noto alle cronache, Giuseppe Bossetti vede in queste ore aggravarsi la sua posizione. Come saprete Giuseppe Bossetti nega gli addebiti e si dichiara innocente. Yara è stata brutalmente uccisa l'ormai lontano 26 novembre 2010 e le indagini sono state molto lunghe e complesse, fino a convergere, grazie al complesso esame del dna, sul nome del muratore.

Quale alibi principale, Bossetti spiegò che in quella giornata si trovava dal meccanico per effettuare alcune riparazioni necessarie per il suo furgone. I conti però non tornano agli inquirenti perché da quanto trapela, dall'esame delle fatturazioni del meccanico stesso, gli interventi effettuati sul furgone sono stati sì effettuati, ma alcune settimane prima.

Idem per la visita al commercialista di cui parlò Bossetti a sua difesa: anch'essa non trova conferma. I dubbi quindi aumentano ma nel nostro sistema penale (iper) garantista è giusto riconoscere a Giuseppe Bossetti lo status di presunto non colpevole fino a condanna passata in giudicato, perché è questo che il nostro sistema giuridico-costituzionale prevede.



Mistero invece sul sopralluogo dell'uomo sul terreno dove la povera Yara fu uccisa, avvenuto circa 15 giorni dopo come si evince da una fattura a lui intestata. Per quale motivo si recò lì? Ogni ipotesi su questo sarà oggetto di attenta valutazione da parte degli investigatori. Giuseppe Bossetti sostiene di essersi in realtà recato in un'area attigua: una versione che però non sembra trovare riscontri certi.

Yara e altri gialli ancora irrisolti

Per risolvere il caso Yara Gambirasio, tra quelli che più hanno colpito la pubblica opinione insieme al caso della sparizione di Elena Ceste, serve quindi ancora tempo, impegno e pazienza al fine di mettere insieme il materiale probatorio necessario a dare sostegno alle accuse dei PM.

Altro vero e proprio "giallo" che sta appassionando l'Italia al tempo dei turpi delitti ribattezzati femminicidi è quello di Roberta Ragusa. Come per la Ceste, della Ragusa non si è saputo più nulla.