Sembra proprio che Ebola, sia un vero messaggero di sventure dal punto di vista socio-sanitario, un altro aspetto, solo da poche ore, confermato dal Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (ECDC), arricchisce il patrimonio epidemiologico dell'ormai arcinoto virus africano. Tutto questo mentre la lista dei potenziali infettati dal "paziente zero", deceduto in Texas, aumenta, la CNN americana al momento parla di "decine" di contagiati tra cui molti medici e paramedici. In Europa, intanto, peggiorano lievemente le condizioni dell'infermiera spagnola, il cui cane è stato già abbattuto per motivi precauzionali, dopo averne appurato l'avvenuto contagio.

Il quadro epidemiologico attuale

Il direttore generale dell'Organizzazione per la Sanità (OMS), Margaret Chan, ha definito Ebola come: "L'emergenza sanitaria più grave e seria vista nei tempi moderni, ma le difficoltà economiche legate alla malattia potranno essere ridotte se le persone verranno informate in modo adeguato". La stessa OMS nei giorni scorsi ha diramato un comunicato in cui afferma che il personale dell'organizzazione "è ben consapevole che la paura di essere infettati si è diffusa nel mondo molto più velocemente del virus" e che quindi sono in atto tutte le procedure idonee per dotarsi di "una buona strategia difensiva". Ebola al momento si diffonde, ma il rispetto di buone procedure sanitarie e la corretta informazione possono dare un duro contraccolpo alla "velocità di propagazione del contagio".

Paura e psicosi a Roma

Solo tanta paura e psicosi ingiustificata nei nosocomi capitolini per un falso allarme scattato a seguito del ricovero di un somalo sospettato di contagio. Fatto, questo, che dimostra palesemente il timore della popolazione verso il virus, una semplice (e banale) epistassi da crisi epilettica ha creato abbondante apprensione tra medici e pazienti residenti nell'ospedale in cui il ricovero è avvenuto del presunto infetto.

Tuttavia al momento il ministro Lorenzin ha invitato alla calma e alla prudenza.

Il virus rimane nel latte materno e nello sperma

Non è una notizia di corridoio, ma confermata dalle fonti ufficiale dell'Ecdc, quella che vorrebbe la presenza del virus nel latte materno e nello sperma umano fino a sette settimane dopo la guarigione del paziente contagiato.

A tale proposito l'invito all'astensione dai rapporti sessuali per almeno tre mesi sembra la via da seguire per chiunque sia stato contagiato e in seguito guarito. Cautele anche con le donazioni di cellule riproduttive per la fecondazione e latte materno sono raccomandate dal Centro di controllo per le malattie, scongiurando, almeno in parte, il rischio eventuale di un "rebound infettivo" da pazienti sani.