Il 24 gennaio la cronaca ci consegna l'ennesimo caso di una donna, moglie e madre di quattro figli, che misteriosamente svanisce nel nulla. Le ricerche di Elena Ceste, questo è il nome della giovane mamma, partono immediatamente su segnalazione di Michele Buoninconti, marito della donna. Nelle ricerche sono coinvolti uomini e mezzi straordinari, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, sommozzatori, cani molecolari e tanti volontari. Di Elena nessuna traccia. Il 18 ottobre alcuni operai intenti a ripulire un canale di scolo, trovano un corpo in avanzato stato di decomposizione.

Le analisi confermano: sono i resti di Elena Ceste.

I riflettori tornano ad accendersi in quell'angolo tranquillo di periferia piemontese e la vicenda diventa presto preda dei talk show nazionali. Michele, il pompiere di Castiglione d'Asti, ad oggi unico indagato, è processato e condannato senza pietà dalla giustizia mediatica fai da te. La vicenda presenta molti lati oscuri, ma analizzati tutti gli elementi conosciuti, la colpevolezza di Michele è tutt'altro che scontata. Mettiamo ordine.

  • Ore 8:10 Michele esce di casa alla guida dell'autovettura della moglie e porta a scuola i suoi quattro figli.
  • Ore 8:15 la vicina (ultima a vederla viva) scorge Elena in giardino.
  • Ore 8:29 le telecamere del Comune inquadrano Michele a bordo dell'autovettura.
  • Ore 8:35 nuova immagine registrata dell'autovettura.
  • Ore 8:40 si presume che Michele sia giunto a casa.
  • Ore 8:55 la prima telefonata di allarme. Chiama la vicina e chiede se abbia visto Elena.

Primo punto fermo.

Quando l'indagato esce di casa Elena è sicuramente viva con indosso i vestiti che verranno ritrovati in giardino. Nei quindici minuti che separano il rientro a casa e la prima telefonata alla vicina, può aver neutralizzato, ucciso, denudato e occultato il corpo della moglie, senza lasciare alcuna traccia? La risposta è semplice: No.

È impensabile. Andiamo oltre.

  • Ore 9:30 chiama i suoceri e li avverte della scomparsa.
  • Ore 9:31 si reca personalmente dalla vicina a chiedere aiuto nelle ricerche. Subito dopo, sale in auto e, a suo dire, percorre le vie circostanti alla ricerca di Elena.
  • Ore 9:50 Michele è di nuovo nel cortile della sua abitazione.
  • Ore 10:30 arrivano i suoceri. Ripartono le ricerche con l'ausilio di entrambe le vetture.
  • Ore 12:30 Michele si presenta in caserma per la denuncia di scomparsa.

Altro punto fermo.

Dalle 9:30 alle 9:50 Michele si allontana dall'abitazione. Quindi, se si è sbarazzato del corpo della moglie, non può che averlo fatto in questi magri 20 minuti. Tutta la vicenda si snoda tra questi punti focali. Ma non è tutto. Sia all'interno dell'autovettura che all'interno dell'abitazione non ci sono tracce ematiche rilevanti come, sangue, saliva, capelli o liquidi corporei. Infine il volto e le mani dell'indagato non presentano segni di colluttazione come , graffi, tagli, lividi ed altro.

Chi ha ucciso Elena Ceste? Il marito Michele? In questo caso non è l'uomo semplice, ingenuo e spontaneo che sembra, ma un autentico genio del crimine che ha programmato e progettato fin nei minimi particolari il delitto perfetto.

Se è così, è chiaro come il sole, che Michele non può aver fatto tutto da solo e si è avvalso dell'aiuto essenziale di un complice. Non ci sono alternative.

Sta ora agli inquirenti cercare e trovare le prove della colpevolezza del pompiere di Castiglione d'Asti ed i suoi eventuali complici. Noi speriamo solo che giustizia venga fatta sia per Michele sia per Elena e mai vorremmo che, in un'epoca in cui essere maschio diventa peccato mortale, Michele ne paghi l'altissimo prezzo. Vittima di quella follia mediatica che a furor di popolo ha coniato il termine "femminicidio" facendo implicitamente del maschio il suo naturale colpevole.