"Il Mediterraneo sarà sporcato di sangue italiano". Il Site, l'organismo che da Washington monitora il terrorismo islamico, ha giudicato autentica la nuova minaccia nei confronti del nostro Paese. Il riferimento è al video apparso sul web che mette in guardia l'Italia dall'entrare in guerra contro l'Isis. Nel nuovo video si fa riferimento a possibili attentati nelle nostre città, sullo stile a quello al giornale satirico dello Charlie Hebdo a Parigi o all'Hyper Kocher di Montrouge. Ma anche a quelli più recenti a Copenaghen. Il rischio paventato è che possano essere attivate cellule dormienti o "lupi solitari" qualora il nostro Paese continui a cavalcare l'dea di un attacco in Libia, su cui è in prima fila.

Il video odierno fa seguito al fotomontaggio del combattente dell'Isis in marcia verso il Colosseo su cui è stata issata la bandiera nera dell'Isis che nei giorni scorsi aveva messo apprensione. Senza dimenticare le accuse al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, messo sotto scorta dopo che nei giorni scorsi durante una trasmissione su una radio araba è stato etichettato come ministro "crociato".

Ma l'allarme per un imminente attacco da parte del terrorismo islamico non passa solo dal web. La polizia penitenziaria italiana ha sottolineato come uno dei maggiori rischi per il nostro Paese venga dall'interno delle nostre carceri. Secondo le informazioni fornite sono almeno 58 i detenuti  che nei 205 istituti carcerari del nostro Paese hanno apertamente dichiarato la loro vicinanza alla causa del nuovo califfato.

Ma se nessuno interverrà il numero potrebbe salire. Molti di questi detenuti, infatti, stanno portando avanti in modo indisturbato una vera e propria campagna di reclutamento pro-Isis, favoriti dal fatto che la maggior parte di loro vive in un regime carcerario "normale". Senza che nessuno ne impedisca i contatti con gli altri detenuti.

Un processo di contaminazione analogo è già avvenuto. In Danimarca, ne è esempio il caso di Abdel Hamid El-Hussein, l'autore dell'agguato al centro culturale prima e alla sinagoga di Copenaghen poi, che fu reclutato durante la sua precedente detenzione. La stessa cosa è accaduta in Francia, dove Ahmedy Coulibaly fu avvicinato alle idee jihadiste da Djamel Beghal, durante la permanenza al carcere di Fleury-Mérogis. 

Ma l'Italia non è il solo obbiettivo dei terroristi.

Anche in Francia continuano le minacce da parte del terrorismo islamico. L'ultima quella di al Shabaab, il terrorismo somalo, intenzionato a colpire alcuni centri commerciali di Parigi. Proprio per questo il livello di allerta è stato innalzato di due volte.

Soltanto ieri, in Francia, sono scattate le manette per sei presunti jihadisti. I giovani, di età compresa tra i 23 e i 28 anni, sono stati denunciati dai suoi stessi genitori. Oggi, invece, in Spagna è stata smantellata una rete di "foreign fighters" che si trovava tra Melilla Barcellona e a Girona.