Il verdetto emesso da Raffaello Magi, ex pm Anticamorra della Prima sezione penale della Corte Suprema, ha chiuso definitivamente il caso dell'omicidio di Melania Rea. Con la stesura di un fascicolo contenente oltre cento pagine, la Corte di Cassazione di Roma ha stabilito le motivazioni della condanna di Salvatore Parolisi, l'assassino che con 35 coltellate uccise la propria moglie a Civitella del Tronto, il giorno del 18 aprile 2011.

Tra le accuse riconosciute all'uomo non figura l'aggravante della crudeltà. Per i giudici supremi, infatti, l'uccisione di Melania Rea sarebbe da attribuire "soltanto" ad un impeto d'ira, scaturito da una lite dovuta alla conclamata infedeltà del marito.

La relazione extraconiugale dell'uomo, inoltre, non deve essere intesa come un movente tipico, bensì come un antecedente storico che ne ha determinato il profondo disagio emotivo, sfociato in estrema aggressività al momento dell'omicidio.

"Dolo d'impeto finalizzato ad uccidere": con queste parole la Corte di Cassazione definisce l'atto compiuto da Salvatore Parolisi, e spiega l'annullamento dell'aggravante della crudeltà. Essendosi trattato di un impeto d'ira, e non essendoci stata alcuna premeditazione, la sola reiterazione dei colpi inflitti a Melania Rea, seppur consistenti, non basta a sostenere l'accusa di crudeltà. Nemmeno l'abbandono in stato agonico dell moglie può essere ricondotto a tale aggravante, in quanto si ricollega alla finalità di omicidio dell'assassino.

Salvatore Parolisi, quindi, non otterrà l'aumento della pena, ma anzi, potrebbe vedersela addirittura ridotta in seguito a quest'ultimo annullamento. Non si esclude, infatti, che in sede di ricalcolo della pena, egli possa ricevere delle attenuanti dovute al cambiamento delle accuse mosse a suo carico. I 30 anni di reclusione stabiliti dalla Corte d'Assise di Perugia non esistono più, e Parolisi, assieme al suo legale Walter Biscotti, si dichiara soddisfatto.

Chi non lo è affatto, naturalmente, è il fratello di Melania Rea, che si chiede come farà a spiegare alla piccola Vittoria, ormai orfana di madre, come quelle 35 coltellate siano state inflitte senza crudeltà.