La Corte europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha accolto il ricorso di un manifestante veneto che restò vittima dei pestaggi avvenuti nel 2001 nella Caserma Diaz di Genova. Lui è Arnaldo Cestaro e all'epoca dei fatti aveva 61 anni. Era nella Caserma Diaz dove erano accampati, per trascorrere la notte, diversi manifestanti che facevano parte del Genova Social Forum. La Polizia decise un'irruzione violenta nella Caserma e furono picchiati coloro che si trovavano all'interno, tra cui anche Arnaldo Cestaro. L'uomo fu brutalmente colpito e fu operato d'urgenza per le ferite riportate e le ripercussioni dell'aggressione sono ancora oggi evidenti sullo stato di salute dell'uomo.
Dal blitz della Polizia furono fermati 93 attivisti e 61 finirono in ospedale, dei quali 3 in prognosi riservata ed 1 in coma. La Corte ha accolto il ricorso riconoscendo che l'Italia dovrà risarcire l'uomo con 45mila Euro.
Legislazione italiana non adeguata
La Corte di Strasburgo ha stabilito che quello che è stato compiuto dalle Forze dell'Ordine italiane nella Caserma Diaz ( ma il blitz della Polizia interessò anche la Caserma di Genova Bolzaneto) "deve essere qualificato come tortura". All'unanimità, i giudici europei hanno deciso che l'Italia ha violato l'articolo 3 della Convenzione dei Diritti dell'Uomo che dispone: "Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti".
Ed oltre all'accusa diretta, la Corte accusa l'Italia di avere una legislazione non adeguata per condannare gli artefici del reato in maniera equa, quindi questa mancanza non permette allo Stato di poter prevenire altri casi del genere che potrebbero verificarsi. Inoltre, la Corte individua anche nella "mancanza di collaborazione della Polizia", complice sempre l'assenza di leggi adeguate, la mancata possibilità di individuare con certezza gli autori a vari livelli dei pestaggi.
L'iter alle Camere della legge italiana sulla Tortura
Sono quasi due anni che la legge italiana sul reato di tortura è in discussione al Parlamento. A marzo del 2014, il disegno di legge dopo discussioni durate mesi era stato approvato dal Senato della Repubblica. Date le molte variazioni al disegno iniziale, la legge è tornata alla Camera per la lettura del nuovo testo e la relativa approvazione.
Ad oggi, la legge è in esame presso la Commissione Giustizia della Camera e dovrebbe approdare per la votazione parlamentare la settima prossima a Montecitorio. Se venisse approvata senza variazioni, diventa legge. Se invece, come molto probabile, subirà delle variazioni, ritorna al Senato per l'approvazione del nuovo testo. E l'iter legislativa si ripete.